Paperando

" I PELLEROSSA", Storia di un popolo fiero

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silvanapat
view post Posted on 26/2/2008, 17:17




I canti dei Nativi Americani


I canti costituiscono il segno più autentico e profondo della poesia indigena di terra americana.

Dai rituali magici e contemplativi nella pace delle estese praterie, sui monti, nel gelo invernale della regione dei laghi, ai canti di dolore e di rabbia che rievocano le campagne di sterminio operate dall'uomo bianco, in questa raccolta viene esprimendosi tutta l'anima e la tragedia dell'esistenza di un popolo.

"Di chi era la prima voce che riecheggiò su questa terra? La voce del popolo rosso che aveva solo archi e frecce...Cosa non è stato fatto nel mio paese senza che io lo volessi, senza che io lo chiedessi; la gente bianca passa attraverso il mio paese e lascia una traccia di sangue dietro di sé::"

In queste amare parole di un grande capo Sioux, Nuvola Rossa, è tutto il dramma dei pellerossa.

Dal chiuso delle riserve costruite ai margini della civiltà urbana, la sua anima, inglobata ed insieme estraniata, ghettizzata, riesce ancora a ritrovare il suo orgoglio, sa far udire la propria voce, decisa al riscatto per una sopravvivenza che la opponga alla repressione della "società capitalistica".

Amore e gioia, dolore e guerra, natura e magia, tutta la realtà e l'universo mitico dell'Indiano d'America emergono in questi canti da quel silenzio in cui il "colonizzatore imperialista", il suo linguaggio, le sue leggi, i suoi eserciti avrebbero voluto confinarli.

Canti di guerra



AGONIA DEL GUERRIERO
Tribù: Algonkin Chippewa

Sotto un cielo svuotato,
solo,
disteso nella prateria,
io,
fulcro di gloria insanguinato,
sdegno i lamenti,
ma lancio nell'aria
il richiamo possente del Dio-Tuono:
"Baim-wa-wa!"





DI NUOVO IN GUERRA
Tribù: Pawnee


Pezzo di cielo blu,
eccomi in viaggio di nuovo
lontano da casa,
senza i miei cari;
di nuovo percorro
il sentiero di guerra.
Ho fede solo in te,
dunque proteggimi.



fonte:http://www.indianiamericani.it
 
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silvanapat
view post Posted on 17/3/2008, 18:18





PAROLE DEI NATIVI AMERICANI



Aquila Bianca, Ponca

I soldati giunsero ai margini del villaggio e ci costrinsero ad attraversare il Niobrara e a raggiungere l’altra sponda, proprio come si sarebbe spinta una mandria di cavalli; e i soldati continuarono a spingerci avanti finché giungemmo sul fiume Platte.

Ci spinsero avanti come se fossimo cavalli, e io dissi: “Se devo andare, andrò in quella terra.
Fate andar via i soldati, le nostre donne hanno paura di loro”.

E così raggiunsi la Terra Calda (il Territorio Indiano).

Ci accorgemmo che la terra era cattiva, e stavamo morendo uno dopo l’altro, e noi dicemmo: “Quale uomo avrà pietà di noi?”.

E i nostri animali morirono.

Oh, faceva molto caldo. “Questa terra è veramente malata, e qui non si può far altro che morire, e noi speriamo che il Grande Padre ci riporti indietro.

” Questo è quanto dicemmo.

Lì morì un centinaio dei nostri.

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Braccio Storto, Cree

Non parlare di dolore finché non hai visto le lacrime dei guerrieri.

:marghend5.gif:

Capitan Jack, Modoc

Io sono soltanto un uomo.

Sono la voce del mio popolo.

Quali che siano i loro sentimenti, io dico questo.

Non voglio più la guerra.

Voglio essere un uomo.

Voi mi negate il diritto di un uomo bianco.

La mia pelle è rossa; il mio cuore è come il cuore di un uomo bianco; ma io sono un Modoc.

Non ho paura di morire. Non cadrò sulle rocce. Quando muoio i miei nemici saranno sotto di me. I vostri soldati mi hanno attaccato mentre dormivo sul fiume Lost. Essi ci hanno spinto su queste rocce come un cervo ferito…

Ho sempre detto all’uomo bianco di venire e stabilirsi nel mio territorio; che questo era il suo territorio e il territorio di Capitan Jack.

Che essi potevano venire e vivere qui con me e che io non ero arrabbiato con loro.

Non ho mai ricevuto nulla da nessuno, solo ciò che ho comprato e pagato da me.

Ho sempre vissuto come un uomo bianco, e volevo vivere così. Ho sempre cercato di vivere pacificamente e non ho mai chiesto niente a nessuno.

Ho sempre vissuto con ciò che ero capace di uccidere e di colpire con il mio fucile, e di prendere con le mie trappole.

:marghend5.gif:

Tatanka Mani

"Le colline sono infinitamente più belle delle costruzioni di pietra,

che segnano le città di un'esistenza artificiale.

La maggior parte della gente che ci vive

non sente mai la terra sotto i propri piedi

e i loro sguardi non vanno mai al di là delle luci della città,

ad afferrare il fascino di un cielo in una notte tempestata di stelle."

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Toro Seduto

"Quando l'ultima fiamma sarà spenta,

l'ultimo fiume avvelenato,

l'ultimo pesce catturato,

allora capirete che non si può mangiare denaro."

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ross 65
view post Posted on 7/5/2008, 12:38




Complimenti un sunto molto ben illustrato dal punto di vista storico e umano di quello che è stato il popolo meraviglioso .
Sono un appassionato dei nativi ed ho un progetto se ti interessa contattami questo vale per tutti gli amanti del grande popolo
CHE IL GRANDE MISTERO GUIDI I TUOI PASI IN MODO SACRO
ROSS COLUI CHE SOGNA ...un mondo migliore
 
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pieraim
view post Posted on 7/5/2008, 12:52




CITAZIONE
Sono un appassionato dei nativi ed ho un progetto se ti interessa contattami questo vale per tutti gli amanti del grande popolo

Wowwwwwwwww Ross :woot: mi intriga sta cosa :woot: raccontaciiii..qui noi siamo tutti appassionati di questo popolo meraviglioso :wub:
 
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silvanapat
view post Posted on 7/5/2008, 13:16




CITAZIONE (ross 65 @ 7/5/2008, 13:38)
Complimenti un sunto molto ben illustrato dal punto di vista storico e umano di quello che è stato il popolo meraviglioso .
Sono un appassionato dei nativi ed ho un progetto se ti interessa contattami questo vale per tutti gli amanti del grande popolo
CHE IL GRANDE MISTERO GUIDI I TUOI PASI IN MODO SACRO
ROSS COLUI CHE SOGNA ...un mondo migliore

ma dai, benvenuto tra noi !!!!!!

grazie per i complimenti e visto che sei un appassionato dei nativi, mi farebbe piacere se volessi unirti a noi. Intanto ti dedico questo canto Navajo:

"Avanza sulla scia dell'arcobaleno,
avanza sulla scia di una canzone,
e tutto sarà bello per te.
C'è una strada fuori da ogni oscura foschia,
oltre la traccia dell'arcobaleno."


Canto Navajo



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ross 65
view post Posted on 7/5/2008, 21:49




un saluto a tutti sto cercando visione ed attenzione sono un artigiano che produce manufatti che riguardano i nativi americani ,i materiali sono di estrazione naturale ,parte delle vendite andrà ai bimbi delle riserve sempre che tutto vada in porto
se vi interessa contatatemi WHITEBUFALO@TISCALI .IT VI DARò TUTE LE INFO
IL MIO CUORE è PURO
ROSS COLUI CHE SOGNA ..un mondo migliore
 
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silvanapat
view post Posted on 7/5/2008, 21:59




ciao ross 65, forse ti puo' interessare avere dei contatti anche con questi 3 siti dove ho attinto parte delle mie ricerche.

http://www.farwest.it/
http://riservaindiana.leonardo.it/blog/
http://riservaindiana.blogspot.com/

vai a dare uno sguardo e poi facci sapere.
:10ge2s8.gif: :10ge2s8.gif:
 
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ross 65
view post Posted on 9/5/2008, 09:10




CITAZIONE (silvanapat @ 5/2/2008, 17:34)
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(IMG:http://www.istitutopontevaltellina.it/alun...sto/pelliro.jpg)


I Pellerossa sono uno dei più noti e interessanti popoli divenuti minoranza etnica negli Stati Uniti. Da dove arrivano i pellerossa?

Come compaiono nella storia?

Per rispondere alle domande, dobbiamo tornare indietro nel tempo di circa 15000 anni.

In quel periodo nello Stretto di Bering, che separa il continente americano da quello asiatico, il livello delle cque era più basso di oggi, e lasciava affiorare numerose isole vicine; non solo, ma allora come oggi, il mare era gelato per buona parte dell'anno.

Quindi era traversabile, a piedi o con semplici imbarcazioni, senza molta difficoltà.

A partire da questo periodo, popolazioni provenienti dalla Mongolia, in Asia, migrano in molte ondate successive attraverso lo Stretto, passando nel continente americano, nell'attuale Alaska; forse per la necessità di trovare nuovi pascoli, o nuovi terreni di caccia, o forse spinte dall'insaziabile curiosità dell'uomo di sapere che cosa c'è "più in là".

Queste genti portarono in America cose nuove e sconosciute: l'arte di tessere, certe tinture, l'arco e la freccia, il modo di accendere il fuoco, quello di smussare una pietra, la fiocina, il cane domestico.

Da queste genti asiatiche ebbero origine i pellerossa (o indiani, come vennero chiamati dai primi europei giunti nel continente americano, ritenuto che fossero le Indie).
Nella pelle giallo-bruna, gli zigomi sporgenti, i capelli neri e lisci, i primi americani, e ricordano tuttora, la loro origine mongola.

Fino al XVI secolo, i pellirosse nelle loro varie tribù, rimasero i soli popoli delle Americhe.

Poi, con l'invasione degli europei, poco a poco divennero una minoranza etnica.

I primi abitanti della America provenivano dall'Asia e giunsero sul continente americano oltre 20.000 anni fa, attraversando lo stretto di Bering al seguito della selvaggina a cui davano la caccia (allora lo stretto non era un braccio di mare ma un ponte di terra.)

Col passare delle generazioni si spinsero fino all' estremo sud del continente.

Quando Colombo sbarcò in America, chiamò "indiani" gli indigeni perché era convinto d'essere arrivato nelle Indie, cioè in Asia.

Così la parola "indiani" stette a indicare comunemente gli indigeni nordamericani, chiamati Pellerossa dai primi colonizzatori europei per l' abitudine dei guerrieri di tingersi il viso di terra rossa prima di scendere sul "sentiero di guerra".

Nel XIX secolo, con l' arrivo in massa degli europei nell'America settentrionale, i pellerossa andarono incontro allo stesso destino già toccato agli Incas e agli Aztechi.

Cercarono di difendere la loro terra dall' invasione dei pionieri.

I capi indiani come Nuvola Rossa, Cavallo Pazzo e Toro Seduto riportarono qualche vittoria, tuttavia l'esercito americano era nettamente superiore.

Dopo terribili battaglie contro i Cheyenne e contro i Sioux, i Pellerossa furono sconfitti.

I sopravvissuti furono costretti a trasferirsi in territori delimitati , le riserve, dove i loro discendenti vivono tuttora.

Nel 1990 un censimento ha calcolato che negli Stati Uniti d'America vivono soltanto 250.000 Pellirosse.

L'organizzazione sociale

I Pellerossa erano divisi in circa 250 tribù, le più famose delle quali sono i Cheyenne, i Sioux, gli Apache, gli Irochesi e i Mohicani.

Le tribù erano seminomadi (si spostavano saltuariamente) o stanziali (non si spostavano).

Ogni tribù riconosceva tre autorità : il capo tribù, il più stimato e il più saggio; il capo religioso in grado di predire il futuro e di guarire le malattie; il capo di guerra, il più coraggioso, rispettato da tutti i guerrieri.

All' interno della tribù ognuno aveva una propria funzione.

Gli uomini si occupavano della caccia e della guerra; le donne (squaw) accudivano i figli, cucinavano, confezionavano gli abiti, raccoglievano la frutta, montavano e smontavano le tende.

I bambini portavano al pascolo gli animali domestici, tenevano in ordine le armi dei guerrieri e pulivano il calumet, cioè la pipa del capo famiglia.

Gli anziani raccontavano le storie della tribù e insegnavano le virtù dei Pellerossa (il coraggio, la forza d'animo, la bontà e la generosità) ai più giovani.

La religione

La religione dei Pellerossa era di tipo animista: tutte le tribù adoravano il Grande Spirito detto Manitou, e veneravano e rispettavano i vari elementi naturali: la prateria, la pioggia e il sole.

Ogni aspetto del mondo dei Pellerossa era dominato da forze soprannaturali , invisibili e onnipresenti , che entravano nelle persone, negli animali e nelle piante.

Gli sciamani erano uomini e donne con poteri soprannaturali che facevano da tramite con il mondo degli spiriti e degli uomini, soprattutto per guarire gli ammalati .

Poiché lo sciamano conosceva le erbe medicamentose, gli europei lo chiamarono "Uomo di medicina", ma per uno sciamano e la sua tribù , tutto il potere degli spiriti era "medicina".
Gli sciamani si servivano di cerimonie rituali per aiutare la mente del paziente a liberarsi dalla malattia.

Gli indiani d'America, storia di un genocidio culturale

è un sito tutto in italiano che ripercorre le vicende tormentate dei nativi americani negli ultimi duecento anni e che propone una riflessione su un presente ancora molto difficile.

Il sito propone materiali di vario tipo: schede storiche, poesie, immagini.

L'impostazione è chiara:

"Qualcuno una volta osservò: in tutta l'America, dal nord al sud, la cultura dominante riconosce gli indiani quali oggetto di studio, ma li rinnega come soggetti di storia.
Gli indiani hanno folklore, non cultura; praticano superstizioni, non religioni; parlano dialetti, non lingue; creano artigianato, non arte..."


(IMG:http://images-srv.leonardo.it/progettiweb/...2a3_middlea.jpg)

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Intorno al 1500 partono le prime spedizioni europee alla scoperta del nuovo continente, e quindi la colonizzazione della parte orientale degli Stati Uniti e del Canada con conseguente inizio degli scontri con le tribù che vivevano in quelle terre.

Nel 1755 gli Inglesi e i Francesi iniziano una guerra per possedere la valle dell'Ohio.Anche gli Indiani partecipano a questa guerra; gli Irochesi alleati agli Inglesi, mentre gli Algonchini si alleano ai Francesi.

La guerra termina nel 1763 con la vittoria degli Inglesi, siglata dal trattato di Parigi.

Negli anni successivi,proseguono le guerre fra Inglesi e Americani,alle quali i Nativi prendono parte, ma quando nel 1787 nascono gli Stati Uniti, per tutte le tribù indiane è l'inizio della fine.

Il primo presidente Washington, inizia una guerra contro gli Indiani che porta alla battaglia di Fallen Timbers, dove gli Indiani subiscono una forte sconfitta ad opera dell'esercito americano guidato dal gen. Waine, complice il tradimento degli Inglesi che, in un primo tempo, avevano promesso loro aiuto.

Nell'agosto del 1795, le tribù Shawnee e Miami, sono costrette a firmare il trattato di Greenville,con il quale perdono circa 60.000 chilometri quadrati del loro territorio.

Nel 1830 il Congresso Americano vota un decreto con il quale le tribù del sud-est sono costrette a lasciare le loro terre.

Fra il 1850 e il 1853 i Sioux,Cheyenne,Arapaho, Crow,Apache e Comanche, convinti che l'esercito li proteggerà dai pionieri, firmano trattati per la costruzione di strade e forti nei loro territori.

La risposta è sempre la stessa: esercito e pionieri invadono i territori, relegando le tribù in territori insufficenti.

Fra il 1862 e il 1868, nonostante sia in corso la Guerra di Secessione, il gen Carleton e Kit Carson attaccano i Navaho che si rifiutano di trasferirsi in una riserva ad est del New Mexico.

Dopo anni di lotte, stremata dalla fame e dalla malattia, la tribù accetta il trasferimento.
Lo stesso trattamento fu riservato agli Apache che, con i loro capi Manica Rossa e Cochise, prima di arrendersi, per alcuni anni seminano il terrore compiendo massacri passati alla storia.

Nel 1864 i Cheyenne attaccano un treno merci.
Il col. Chivington come risposta attacca il villaggio di Sand Creek,nonostante gli Indiani espongano la bandiera bianca in segno di resa.
Nella strage non si risparmiano nemmeno donne e bambini.

Il 1876 è un anno importantissimo nella storia dei Nativi.
I Sioux si uniscono ai Cheyenne. Dopo qualche giorno vengono attaccati, ma dopo uno scontro durissimo Cavallo Pazzo e i suoi uomini resistono e hanno la meglio.
Viene successivamente ordinato al gen. Custer, di andare in avanscoperta, ma quest'ultimo senza aspettare i rinforzi decide di attaccare.

Custer è convinto di prendere gli Indiani di sorpresa e lancia il suo settimo reggimento di cavalleria contro l'accampamento, ma quando si accorge che è vuoto, i guerrieri indiani escono dalle colline e per lui non c'è speranza.

Questa è la vittoria più importante nella storia dei Nativi.

Nel 1878, dopo la battaglia di Little Big Horn, i Cheyenne e gli Arapaho accettano di andare a vivere nelle riserve,con la promessa del governo americano di poter fare ritorno alle loro terre qualora la riserva non fosse di loro gradimento...

Sempre nel 1890 il settimo reggimento di cavalleria, raggruppa i Sioux a Wounded Knee Creek con l'intento di trasferirli verso altre riserve.
A causa di qualche scontro, i soldati aprono il fuoco e alla fine uccidono più di trecento tra uomini,donne e bambini.

Fra il 1891 e il 1898 tutti i Nativi vengono relegati per sempre nelle riserve , ad eccezione dei Chippewa che danno origine ad una rivolta che termina in un bagno di sangue.

(IMG:http://images-srv.leonardo.it/progettiweb/...560_middlea.jpg)

Dio creò questo paese e ci collocò gli indiani.

Creò questo fiume, i pesci in questo fiume e i cervi su queste montagne.

Gli indiani si moltiplicarono e divennero un popolo.

Questo è nostro di diritto come lo era un tempo remoto a cui risale la memoria dei miei bisnonni.

Questo cibo ci permetteva di vivere.

Mia madre raccoglieva bacche; mio padre pescava e cacciava.

Fino a quando vivrò, non cambierò opinione.

Il mio sangue, la mia forza, viene dai pesci, dalle radici e dalle bacche, sono l'essenza della mia vita.

Io non venni portato qui da un paese straniero, non arrivai qui.

E' il creatore che mi ci mise. (Meninock, Yokima)


:marghend5.gif:

famiglia apache

(IMG:http://images-srv.leonardo.it/progettiweb/...cda_middlea.jpg)

saggezza indiana:

La rana non s'ingozza mai di tutta l'acqua dello stagno in cui vive.
Proverbio Sioux Teton

Coraggio, Forza d'animo, Generosità, Altruismo, Pazienza, Tolleranza, Umiltà, Saggezza: le virtù di un Nativo Americano secondo i loro Comandamenti .

Tutti gli uomini sono stati creati dallo stesso Grande Spirito.
Essi sono tutti fratelli.


Capo Giuseppe Grande Spirito: " Preservami dal giudicare un uomo non prima di aver percorso un miglio nei suoi mocassini".

Guerriero Apache anonimo:
Lungo il cammino della vostra vita fate in modo di non privare gli altri della felicità.


Evitate di dare dispiaceri ai vostri simili ma, al contrario, vedete di procurare loro gioia ogni volta che potete! Proverbio Sioux
:marghend5.gif:

(IMG:http://images-srv.leonardo.it/progettiweb/...a5a_middlea.jpg)

L'indiano è diverso dall'uomo bianco.

Il duellante può avere un certo coraggio fisico, ma gli manca il coraggio morale dell'indiano che, quando veniva sfidato, rispondeva: "Io ho due obiezioni a questo duello; la prima è che io temo di ferirvi, la seconda è che voi potreste ferirmi.

Io non riesco a vedere il vantaggio che mi procurerebbe il fatto di mettervi una pallottola in corpo, non potrei farmene niente di voi quando sarete morto come invece potrei fare di un coniglio o di un tacchino.

Ai miei occhi, sarebbe più saggio evitare di mettermi in una situazione che potrebbe nuocermi; temo che voi potreste colpirmi.
In questo caso, penso che sarebbe più saggio se io mi mantenessi ad una certa distanza.

Se voi volete provare le vostre pistole, perché non scegliere un albero, un qualsiasi oggetto della mia taglia; e se voi lo centrerete, fatemelo sapere, sarò lieto di riconoscere che, se fossi stato lì, voi mi avreste sicuramente colpito".

(Capo Kahkewaquonaby, Peter Jones, Ojibway)



continua..................



CIAO GRAZIE MI INFORMERò
PENSO CHE IL PRIMO MESSAGGIO SIA SBAGLIATO SCUSAMI NON SONO UN MAGO DEL PC

ROSS COLUI .......
 
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ross 65
view post Posted on 20/5/2008, 10:18




UN SALUTO A E DA TANTO CHE NON MI FACCIO SENTIRE ,IL MIO PROGETTO PER I BIMBI DELLE RISERVE STA ANDANDO AVANTI LENTISSIMAMENTE TEMPO FA L'AVEVO ESPOSTO SE QUALCUNO NE VUOL SAPERE DI PIù MI CONTATTI CIAO SILVANA BELLISSIMA E CURATISSIMA RICERCA STORICA CULTURALE E UMANA
BELLI ANCHE I DISEGNI COMPLIMENTI A TUTTI

CHE IL GRANDE MISTERO GUIDI I VOSTRI PASSI IN MODO SACRO
ROSS COLUI CHE SOGNA ....un mondo migliore
 
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view post Posted on 20/5/2008, 15:06
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La felicità è come una farfalla:dura il tempo di un battito d'ali

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CITAZIONE (ross 65 @ 20/5/2008, 11:18)
UN SALUTO A E DA TANTO CHE NON MI FACCIO SENTIRE ,IL MIO PROGETTO PER I BIMBI DELLE RISERVE STA ANDANDO AVANTI LENTISSIMAMENTE TEMPO FA L'AVEVO ESPOSTO SE QUALCUNO NE VUOL SAPERE DI PIù MI CONTATTI CIAO SILVANA BELLISSIMA E CURATISSIMA RICERCA STORICA CULTURALE E UMANA
BELLI ANCHE I DISEGNI COMPLIMENTI A TUTTI

CHE IL GRANDE MISTERO GUIDI I VOSTRI PASSI IN MODO SACRO
ROSS COLUI CHE SOGNA ....un mondo migliore

ciao Ross65, sono uno dei gestori del forum. Preferisco scriverti qui pubblicamente . Vorrei chiederti il favore di presentarti nell'apposita sezione che troverai QUI.
Di te non sappiamo assolutamente nulla, se non iltuo interessamento per tutto quello che riguarda il popolo indiano. Non chiedo molto, due righe e un po' di partecipazione .
Perchè non esponi qui il tuo progetto? così magari chi ne è interessato se ne fa una idea e liberamente ti contatterà.

un caro saluto :)
Sottomarina
 
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silvanapat
view post Posted on 9/9/2008, 07:20





un posto di riguardo nella storia degli Indiani d'America merita Edward Sherif Curtis.

Dedicò tutta la sua vita nel documentare gli usi ed i costumi in via di estinzione del popolo degli indiani d'America.


EDWARD SHERIFF CURTIS



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Autoritratto



Edward Sheriff Curtis (Whitewater, 16 febbraio 1868 – Los Angeles, 19 ottobre 1952) è stato un esploratore, etnologo e fotografo statunitense.

Mise la sua macchina fotografica al servizio di quello che si rivelerà lo scopo primario della sua esistenza: fotografare - tanto in senso etimologico quanto filosofico - i volti e le situazioni che segnavano la forzata decadenza dei nativi americani appartenenti alle ottanta tribù ancora esistenti fra la fine dell'Ottocento e gli albori del XX secolo.

Il suo scopo essenziale fu quello di documentare nella maniera più ampia, servendosi non solo della fotografia, gli usi e i costumi in via di estinzione del popolo degli indiani d'America.

Nel 1907, in occasione della pubblicazione della sua prima raccolta fotografica, Curtis scrisse una lunga introduzione nella quale esplicitava il proprio intendimento di perseguire una dettagliata raccolta - attraverso singole schede - di ogni tipo di testimonianza possibile di capi tribù (incluso diecimila registrazioni effettuate con un proto-registratore a cilindri di cera delle circa lingue diverse e delle musiche adottate da quel popolo, ma anche descrizione di cibi, decorazioni, attività di ricreazione e cerimonia, usi funebri, ecc.) che accompagnasse in maniera adeguata il suo progetto.

L' inventario ragionato che aveva in mente doveva fissare nel tempo un fenomeno che di lì a poco sarebbe di fatto scomparso e che riguardava l'intero popolo dei pellerossa stimato solo un secolo prima, in piena età dei lumi, in oltre un milione di persone, ma che sarebbe sceso di lì a poco a meno di quarantamila.

La sua opera The North American Indian fu pubblicata in oltre un ventennio, completandosi nel 1930: constava di venti volumi e portfolio rilegati a mano in pelle, con copia lettere a torchio: in tutto 1.500 fotografie, frutto della selezione di circa cinquantamila scatti, e 4.000 pagine di testo.

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Frontespizio di The North American Indian



Oltre 2.200 immagini in fotoincisione furono stampate su acqueforti secondo la tecnica della photogravure e con l'uso, a seconda della dimensione, di tre diversi tipi di carta: Van Gelder (costituita da fibre vegetali), Vellum (composta con l'uso di riso giapponese) e Tissue (di seta giapponese lavorata a mano).

È stato calcolato che il pioniere-fotografo abbia stampato 272 set completi di quello che può essere considerato il suo unicum.

Di tali copie, 220 sono quelle conservate presso istituzioni pubbliche e private, sia d'Europa che statunitensi.

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Una pagina dedicata a Curtis dal Seattle Sunday Times



Quasi ottantacinquenne, Curtis morì il 21 ottobre 1952 a causa di un infarto mentre si trovava nella casa della figlia Beth a Los Angeles.

Non fece in tempo a vedere pubblicata la sua autobiografia.

Fu sepolto al Forest Lawn Memorial Park di Hollywood Hills e il New York Times pubblicò il seguente necrologio:

« Edward S. Curtis, esperto mondiale di storia degli indiani nordamericani, è morto a 84 anni nella casa della figlia, Mrs Bess Magnuson.
Dedicò la sua vita alla compilazione di una storia degli indiani [d'America].
Le sue ricerche furono condotte sotto il patrocinio del defunto finanziere J. Pierpont Morgan.
La presentazione della sua monumentale opera editoriale è opera del presidente Theodore Roosevelt. Mr. Curtis era famoso per la sua attività di fotografo. »



Personaggio per molti versi misconosciuto, aveva legato - forse inconsapevolmente - il proprio nome alla leggenda.

In un'era in cui i viaggi sul territorio nordamericano comportavano rischi e incertezze, non si fece intimorire dalla possibilità di organizzarne in grande quantità e con uno scopo ben preciso.

Al termine della sua ricerca storico-documentaristico-fotografica - che coincideva con il crepuscolo di una epopea, l'epopea del vecchio ovest e del popolo pellerossa - Curtis avrebbe percorso quasi 65.000 chilometri, utilizzando per i suoi spostamenti lungo terreni impervi e veloci corsi d'acqua ogni mezzo possibile, dal treno, alla canoa, alle marce a piedi o con ogni mezzo avesse avuto a disposizione.

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Guerriero Piedi neri



L'opera di Curtis propone intense scene di vita quotidiana, profondi ritratti, grandiosi paesaggi e momenti rituali di numerose popolazioni degli Stati Uniti, tra cui Hopi, Apache, Assiniboin, Blackfeet, Cheyenne o Comanche, illustrandone la straordinaria diversità e celebrandone la storia, la dignità e la bellezza.

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Pagina del New York Times del 16 aprile 1911 dedicata a Curtis



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Foto di un nativo americano



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Crow's Heart, Mandan



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Ragazze Mandan raccolgono bacche



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Giovane Zuni con vaso



fonte:
wikipedia

Libro :

INDIANI
di Edward S. Curtis




L’iconografia tipica del cinema americano commerciale e la distorta (e insana) mitologia della civilizzazione imposta dall’uomo bianco, hanno generato nella produzione hollywoodiana innumerevoli film in cui l’indiano nativo americano era dipinto sotto una luce falsa ed errata che tendeva ad evidenziare presunte inverosimili attitudini violente e primitive.


Si trattava in realtà del tentativo da parte della ricca società americana di dare forma e struttura, accettabile moralmente, ad un violento processo di colonizzazione di cui hanno fatto le spese proprio gli autoctoni del continente nord americano.

Eppure già nel 1914, Edward S. Curtis con il suo lungometraggio :

"In the Land of the Headhunters"



cercò di stroncare sul nascere questa incresciosa tendenza alla raffigurazione in chiave negativa degli indiani.

Quello girato da Curtis era un film di finzione di impostazione etnologica, con qualche tocco creativo dello stesso autore che in seguito fu accusato di non aver svolto il lavoro in maniera rigidamente filologica.

Ma a parte quest’opera cinematografica, Curtis è noto per essere stato il cantore visuale degli indiani d’America, rappresentati in un’ampia collezione fotografica di notevole importanza.

Una piccola ma interessante selezione è stata pubblicata dalla casa editrice Taschen, nella collana Icons.


Edward S. Curtis
Ragazza Qahatika, 1907



Ritratti frontali con sguardo in macchina, profili ieratici, sorrisi infantili appena accennati, scene di vita quotidiana, uomini mascherati, occhi neri come il carbone.


Edward S. Curtis
Vash Gon
Jicarilla, 1904



Curtis passa dal volto di questi individui al contesto ambientale in cui vivono, denotando un’attenzione scientifica per la documentazione visiva di un popolo strettamente collegato alla natura e ai grandi spazi.

Dai visi di questi uomini e di queste donne emerge una forza umana impressionante.


Edward S. Curtis
Shot in the Hand
Apsaroke, 1908



Ogni ruga, ogni segno sembrano come scolpiti dal/nel tempo.

L’equilibrio dei lineamenti, la fierezza dello sguardo, l’antica profondità espressiva di queste figure trasformano immagini fotografiche in icone di un mondo, ormai quasi totalmente scomparso, portatore di un patrimonio di tradizioni e usi di grandissima importanza.

Il volume Taschen dedicato all’opera di questo fotografo riporta circa centoquaranta immagini di grande impatto visivo e storico e si conclude con una biografia, forse un po’ schematica, ma estremamente utile per tutti gli appassionati di fotografia.



qui troverete la galleria fotografica:

http://www.afterimagegallery.com/curtisnew.htm


fonte:
http://www.cultframe.com
 
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Miss Bennoda
view post Posted on 6/11/2008, 18:13




ho bisogno urgente di sapere cosa fosse la lott fra i nativi americani e i pionieri x la conquista del far west.........
rispondete al + presto
 
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silvanapat
view post Posted on 6/11/2008, 18:58




ciao, ti metto il link:

http://www.farwest.it/

e qui:

http://www.riflessioni.it/enciclopedia/indiani-america.htm

puoi trovare tutte le informazioni che ti servono.
ciao
 
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silvanapat
view post Posted on 15/2/2009, 18:58




SAGGEZZA INDIANA





La leggenda della luna piena



In una calda notte di luglio di tanto tempo fa un lupo, seduto sulla cima di un monte ululava a più non posso.

In cielo splendeva una sottile falce di luna che ogni tanto giocava a nascondersi dietro soffici trine di nuvole, o danzava tra esse, armoniosa e lieve.

Gli ululati del lupo erano lunghi, ripetuti, disperati. In breve arrivarono fino all’argentea regina della notte che, alquanto infastidita da tutto quel baccano, gli chiese:

-Cos’hai da urlare tanto? Perché non la smetti almeno per un po’?-

-Ho perso uno dei miei figli, il lupacchiotto più piccolo della mia cucciolata. Sono disperato…aiutami! – rispose il lupo.

La luna, allora, cominciò lentamente a gonfiarsi. E si gonfiò, si gonfiò, si gonfiò, fino a diventare una grossa, luminosissima palla.

- Guarda se riesci ora a ritrovare il tuo lupacchiotto – disse, dolcemente partecipe, al lupo in pena.

Il piccolo fu trovato, tremante di freddo e di paura, sull’orlo di un precipizio.
Con un gran balzo il padre afferrò il figlio, lo strinse forte a sé e, felice ed emozionato, ma non senza aver mille e mille volte ringraziato la luna. Poi sparì tra il folto della vegetazione.

Per premiare la bontà della luna, le fate dei boschi le fecero un bellissimo regalo: ogni trenta giorni può ridiventare tonda, grossa e luminosa, e i cuccioli del mondo intero, alzando nella notte gli occhi al cielo, possono ammirarla in tutto il suo splendore.

I lupi lo sanno…….e ululano festosi alla luna piena.

Fonte:
http://blog.libero.it/aquilarossa/




 
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Vany!
view post Posted on 17/2/2009, 21:42




Wow questa leggenda è semplicemente billissima!!!!! image image image image image Grazie Silvana!! :025.gif: :025.gif:
 
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51 replies since 5/2/2008, 16:34   119087 views
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