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PITTURA - Diego Velazquez, "Il maggior seguace dell'arte caravaggesca in terra iberica"

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silvanapat
view post Posted on 6/6/2008, 05:13




Diego Velázquez



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Autoritratto di Diego Velázquez, 1643



Diego Rodríguez de Silva y Velázquez (Siviglia, 6 giugno 1599 – Madrid, 6 agosto 1660) è stato un pittore spagnolo, l'artista più importante tra quelli presenti alla corte di Re Filippo IV di Spagna.


Fu uno degli artisti più rappresentativi dell'epoca barocca e un grande ritrattista.

Tra il 1629 e il 1631 trascorse un anno e mezzo in Italia con l'intento di viaggiare e studiare le opere d'arte presenti nel paese, facendovi poi ritorno nel 1649.

Oltre a numerose versioni di note scene storiche e letterarie, dipinse moltissimi ritratti dei membri della famiglia reale di Spagna, di altri importanti personaggi dell'Europa del tempo ed anche di persone comuni, attività che raggiunse il suo vertice massimo con la realizzazione del capolavoro Las Meninas (1656).

A partire dalla prima metà del XIX secolo l'opera di Velázquez ha rappresentato un modello a cui si sono ispirati i pittori dei movimenti realista e impressionista, in particolare Édouard Manet.

Da allora, anche altri artisti moderni, tra cui gli spagnoli Pablo Picasso e Salvador Dalí e l'anglo irlandese Francis Bacon hanno pagato il loro tributo a Velázquez reinterpretando alcune delle sue opere più celebri.

Entro i primi anni del decennio 1620-1630 era già riuscito a costruirsi una buona reputazione e posizione sociale a Siviglia; sua moglie, Juana Pacheco (1 giugno 1602, 10 agosto 1660) figlia di Francisco Pacheco, che aveva sposato nel 1618, gli diede due figlie.

La più piccola, Ignacia de Silva Velázquez y Pacheco, morì durante l'infanzia, mentre la primogenita, Francisca de Silva Velázquez y Pacheco (1619-1658), crebbe normalmente e finì per sposare il pittore Juan Bautista Martínez del Mazo nel 1633.

In quel periodo Velázquez realizzò diverse opere degne di nota come i dipinti a soggetto sacro Adoración de los Reyes (1619 It. L'adorazione dei magi) e Jesús y los peregrinos de Emaús (1626 It. Gesù e i pellegrini di Emmaus), in cui inizia a trasparire il suo incisivo ed attento realismo.

Grazie ad un ritratto del re a cavallo, dipinto nel 1623, Velázquez si assicurò il posto di pittore di corte, con uno stipendio di 20 ducati al mese, oltre all'alloggio, l'assistenza medica e il compenso per i dipinti che avesse realizzato.

Il ritratto venne esposto sulla scalinata della chiesa di San Felipe, e fu accolto con entusiasmo. Purtroppo è andato perduto. Tuttavia il Museo del Prado possiede due ritratti del re realizzati da Velázquez (numeri di catalogo 1070 e 1071) nei quali si nota che la severità del periodo di Siviglia è scomparsa e i toni sono ora più delicati.

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Un ritratto del 1632 di Filippo IV di Spagna



Oltre ai 40 ritratti di re Filippo, Velázquez ne eseguì anche di altri membri della famiglia reale come della prima consorte di Filippo, Isabella di Borbone e dei suoi figli, specialmente il maggiore, Don Baltasar Carlos.

Inoltre per lui posarono cavalieri, soldati, religiosi e il celebre poeta Francisco de Quevedo (il cui ritratto si trova ora al Wellington Museum).

Curiosamente non eseguì molti ritratti femminili, ma dipinse molti dei nani e dei buffoni al servizio del re.

Li ritrasse con molto rispetto e simpatia, come si può vedere in Diego de Acedo, el Primo (1644), la cui espressione intelligente e il grande foglio con la bottiglietta d'inchiostro e la penna che gli stanno accanto lo mostrano come una persona più saggia e colta di molti cortigiani.

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Diego de Acedo, el Primo. 1644



Anche Pablo de Valladolid (1635), un comico che sta evidentemente interpretando un ruolo, e El Bobo de Coria (1639) sono opere che fanno parte di questo periodo della carriera dell'artista.

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Pablo de Valladolid - un comico alla corte di Filippo IV. (1635)



In quegli anni realizzò anche il suo più grande dipinto a tema religioso, il Cristo crocifisso (1631-32). Si tratta di un'opera estremamente originale che ritrae Cristo nel momento immediatamente successivo alla morte.

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Cristo crocifisso del 1631



La testa del Salvatore pende su suo petto e una massa di capelli scuri copre parte del volto. La figura è sola su di uno sfondo scuro. Il dipinto fu allungato per adattarlo allo spazio che gli era stato assegnato in un oratorio, ma l'aggiunta è stata ora rimossa riportandolo alle dimensioni originali.
Alcuni studiosi credono che il volto sia in realtà quello dello zio di Velázquez.

L'inizio della terza e ultima fase della carriera del pittore, di cui il grande ritratto di Papa Innocenzo X esposto alla Galleria Doria Pamphilj di Roma rappresenta un eccellente esempio.

Anche nella città eterna fu ricevuto con grande piacere dal Papa, che gli donò una medaglia e una catena d'oro. Dopo aver realizzato il ritratto del Pontefice, Velázquez ne fece anche una copia, che riportò con se in Spagna.

Esistono molte copie dell'opera in vari musei e gallerie e alcune di esse potrebbero essere state degli studi preparatori per l'originale o delle copie dipinte per Filippo IV.

Velázquez in quest'opera si esprime nella manera abreviada, una locuzione coniata dai suoi compatrioti per definire il suo nuovo stile, più audace e marcato.

Il ritratto mostra una tale severità nello sguardo di Innocenzo che alcuni in Vaticano temettero che sarebbe risultata sgradita al Papa, ma Innocenzo invece ne fu molto soddisfatto ("Troppo vero!" avrebbe esclamato, guardandolo) e lo fece appendere nella sala d'aspetto delle visite ufficiali.

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Papa Innocenzo X (1650)



LAS MENINAS, dipinto quattro anni prima della morte dell'artista, è un caposaldo del periodo artistico del barocco europeo.

L'opera è stata esaltata sin dal momento della sua realizzazione; Luca Giordano, un pittore italiano dell'epoca, ne parlò come di una "teologia della pittura", e nel XVIII secolo l'inglese Thomas Lawrence lo citò come la "filosofia dell'arte", capace in modo chiarissimo di produrre gli effetti desiderati dall'artista. quali siano questi effetti è stato oggetto di diverse interpretazioni.

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Las Meninas, completato nel 1656



Il filosofo Michel Foucault, nel suo libro del 1966 Le parole e le cose, dedica il capitolo di apertura a una dettagliata analisi di Las Meninas.
Spiega i modi in cui il dipinto evidenzia i problemi del concetto di rappresentazione grazie al suo uso di specchi e schermi e le conseguenti oscillazioni tra l'interno e l'esterno dell'immagine e la sua superficie.

Se non fosse stato per la sua nomina reale, che gli permetteva di sottrarsi alla censura dell'Inquisizione, Velázquez non avrebbe potuto realizzare il suo Venere e Cupido (1644-1648). Si tratta dell'unico nudo femminile dipinto dall'artista spagnolo.

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Venere e Cupido
Diego Velázquez, 1648 ca.
olio su tela, 122,5 × 175 cm
Londra, National Gallery



Anche gli ultimi ritratti dei bambini del re sono tra le sue opere migliori.
Tra questi quello dell'Infanta Margherita con un vestito azzurro, e l'unico ritratto rimastoci del malaticcio principe Felipe Prospero.

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L'infante Filippo Prospero. 1659



Quest'ultimo si distingue per l'accostamento della dolcezza dei tratti del bambino e del suo cagnolino con un inafferrabile senso di tristezza che l'insieme trasmette.

Come in tutte le sue ultime opere, il colore viene sfruttato in maniera straordinariamente fluida e vibrante.

Reinterpretazioni moderne delle sue opere



L'importanza dell'arte di Velázquez è anche oggi evidente considerando con quale rispetto i pittori del XX secolo si sono accostati al suo lavoro.

Pablo Picasso rese il più duraturo omaggio a Velázquez nel 1957, quando dipinse una propria versione di Las Meninas nel suo caratteristico stile cubista.

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Picasso-Las Meninas



Anche se temeva che se avesse rifatto il quadro di Velázquez sarebbe stato visto solo come una copia e non come un lavoro originale, si mise ugualmente al lavoro e l'enorme dipinto—il più grande che abbia realizzato dopo Guernica del 1937— si guadagnò un posto di grande importanza nella storia dell'arte spagnola.

Anche Salvador Dalí come Picasso, anticipando il trecentennale della morte di Velázquez, nel 1958 realizzò un'opera chiamata "Velázquez mentre ritrae l'Infanta Margarita con le luci e le ombre della sua gloria"; lo schema dei colori rivela che il tributo di Dalì a Velázquez era davvero sentito; l'opera servì anche, come nel caso di Picasso, come mezzo per diffondere le nuove teorie artistiche, nel caso di Dalì, il suo misticismo nucleare.

Il pittore anglo-irlandese Francis Bacon trovò che il ritratto di Papa Innocenzo X fosse uno dei più grandi ritratti mai realizzati.

Creò così negli anni cinquanta diverse interpretazioni dell'opera in chiave espressionista: i dipinti di Bacon però, rappresentavano il Papa con un aspetto raccapricciante, perché era morto da secoli.
Una di queste celebri variazioni, intitolata Figure with Meat, mostra il Papa tra le due metà di una mucca sezionata.

Velasquez è stato denominato “l'uomo più nobile" fra gli artisti del suo paese.

Era un realista e nessun pittore lo ha sorpassato nella capacità di catturare le caratteristiche essenziali e di riportarle su tela di canapa con alcuni vasti, colpi sicuri.

“I suoi uomini e donne sembrano respirare, i suoi cavalli sono attivissimi ed i suoi cani hanno vita."



Diego Rodriguez de Silva y Velazquez, sivigliano di nascita (1599-1660), ovvero il principe dei pittori spagnoli del tardo Cinquecento è, senza dubbio, il maggiore e più nobile seguace dell'arte caravaggesca in terra iberica.

Genio ardito e penetrante, un pennello fiero, un colore vigoroso, un tocco energico, che eccelse nell'imitazione della natura e nei ritratti.

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Las hilanderas- Le filatrici (La favola di Aracne)
Diego Velázquez, 1657 ca.
olio su tela, 167 × 252 cm
Madrid, Museo del Prado



fonti:
wikipedia

Edited by silvanapat - 6/6/2008, 18:20
 
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