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Lavori estremi....pescatori di granchi

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Sottomarina
icon3  view post Posted on 8/2/2006, 13:36 by: Sottomarina
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La felicità è come una farfalla:dura il tempo di un battito d'ali

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Ad ottobre, 250 barche si radunano a Dutch Harbour in Alaska, in attesa di un comunicato radio che potrebbe determinare il loro destino: si tratta di pescatori di granchi, a caccia di una delle grandi prede oceaniche, il granchio reale, piatto apprezzatissimo nell’America del Nord. I profitti derivanti da una stagione fortunata possono risultare immensi. Nel 2004, i pescherecci dell’Alaska hanno catturato circa 15,4 libbre (7 milioni di chilogrammi) di granchi, per un valore di 65,8 milioni di dollari. Un pescatore che lavora su un peschereccio molto fortunato può guadagnare 100.000 dollari in soli cinque giorni di lavoro.
I rischi, tuttavia, sono altrettanto immensi. I pescatori di ogni mare esercitano l’attività più pericolosa del pianeta. In Europa, la probabilità di morte sul lavoro di un pescatore è 50 volte più alta di qualsiasi altra occupazione; tale proporzione si riscontra in qualsiasi paese in cui i pescherecci affrontano il mare aperto per cercare sostentamento per le proprie popolazioni. Il clima estremo in mare pone questi uomini in pericolo pressoché costante di annegamento, ipotermia e gravi lesioni da reti, funi e attrezzatura pesante. Inoltre, a seguito del declino delle popolazioni di pesci e crostacei, gli uomini sono costretti a percorrere distanze maggiori da casa nella speranza di riempire le celle frigorifere, esponendosi spesso ai più crudi climi del pianeta ogni volta per settimane.
Tra tutti i pescatori, il rischio maggiore è affrontato dagli uomini che cacciano granchi in Alaska: la loro stagione di pesca è breve; a volte si limita a soli quattro giorni e raramente supera i dodici. Si tratta di poche giornate frenetiche durante le quali può capitare loro di dover resistere a ondate di 12 metri (40 ft), a venti a 128 km orari (80 mph) ed al rischio continuo di essere colpiti da qualche ondeggiante trappola per granchi in acciaio, del peso di 328 kg (700 lb). Spesso devono sostenere turni di 20 ore, a temperature che di solito registrano valori al di sotto dello zero e su ponti scivolosi, continuamente in beccheggio ad angoli pericolosi. Quasi ogni pescatore di granchi dell’Alaska torna a riva con qualche tipo di lesione: mani e dita schiacciate, costole e arti rotti. Nei peggiori incidenti, i pescatori perdono la vita, in oltre l’80% dei casi per annegamento, dopo essere stati sbalzati fuoribordo da mari incredibilmente selvaggi.
Sono storie che non avvengono affatto solo in Alaska. In tutti gli oceani freddi del mondo, i pescatori resistono a condizioni di lavoro inimmaginabili o peggio. Per i capitani che possiedono i pescherecci, gli stessi rischi convivono con la costante minaccia economica alla loro fonte di sostentamento. Le imbarcazioni in grado di resistere in mare aperto su oceani freddissimi e selvaggi costano milioni di dollari di costruzione e molte migliaia di dollari all’anno di manutenzione. Prima di ottenere un utile da un peschereccio, occorre spendere per le riparazioni, i ricambi, il carburante, il cibo, le esche ed il ghiaccio per congelare il pescato. Le reti e le trappole, strumenti fondamentali per pescare, possono costare migliaia di dollari e spesso vengono perse in mare.




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