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" I PELLEROSSA", Storia di un popolo fiero

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silvanapat
icon12  view post Posted on 5/2/2008, 16:34




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I Pellerossa sono uno dei più noti e interessanti popoli divenuti minoranza etnica negli Stati Uniti. Da dove arrivano i pellerossa?

Come compaiono nella storia?

Per rispondere alle domande, dobbiamo tornare indietro nel tempo di circa 15000 anni.

In quel periodo nello Stretto di Bering, che separa il continente americano da quello asiatico, il livello delle cque era più basso di oggi, e lasciava affiorare numerose isole vicine; non solo, ma allora come oggi, il mare era gelato per buona parte dell'anno.

Quindi era traversabile, a piedi o con semplici imbarcazioni, senza molta difficoltà.

A partire da questo periodo, popolazioni provenienti dalla Mongolia, in Asia, migrano in molte ondate successive attraverso lo Stretto, passando nel continente americano, nell'attuale Alaska; forse per la necessità di trovare nuovi pascoli, o nuovi terreni di caccia, o forse spinte dall'insaziabile curiosità dell'uomo di sapere che cosa c'è "più in là".

Queste genti portarono in America cose nuove e sconosciute: l'arte di tessere, certe tinture, l'arco e la freccia, il modo di accendere il fuoco, quello di smussare una pietra, la fiocina, il cane domestico.

Da queste genti asiatiche ebbero origine i pellerossa (o indiani, come vennero chiamati dai primi europei giunti nel continente americano, ritenuto che fossero le Indie).
Nella pelle giallo-bruna, gli zigomi sporgenti, i capelli neri e lisci, i primi americani, e ricordano tuttora, la loro origine mongola.

Fino al XVI secolo, i pellirosse nelle loro varie tribù, rimasero i soli popoli delle Americhe.

Poi, con l'invasione degli europei, poco a poco divennero una minoranza etnica.

I primi abitanti della America provenivano dall'Asia e giunsero sul continente americano oltre 20.000 anni fa, attraversando lo stretto di Bering al seguito della selvaggina a cui davano la caccia (allora lo stretto non era un braccio di mare ma un ponte di terra.)

Col passare delle generazioni si spinsero fino all' estremo sud del continente.

Quando Colombo sbarcò in America, chiamò "indiani" gli indigeni perché era convinto d'essere arrivato nelle Indie, cioè in Asia.

Così la parola "indiani" stette a indicare comunemente gli indigeni nordamericani, chiamati Pellerossa dai primi colonizzatori europei per l' abitudine dei guerrieri di tingersi il viso di terra rossa prima di scendere sul "sentiero di guerra".

Nel XIX secolo, con l' arrivo in massa degli europei nell'America settentrionale, i pellerossa andarono incontro allo stesso destino già toccato agli Incas e agli Aztechi.

Cercarono di difendere la loro terra dall' invasione dei pionieri.

I capi indiani come Nuvola Rossa, Cavallo Pazzo e Toro Seduto riportarono qualche vittoria, tuttavia l'esercito americano era nettamente superiore.

Dopo terribili battaglie contro i Cheyenne e contro i Sioux, i Pellerossa furono sconfitti.

I sopravvissuti furono costretti a trasferirsi in territori delimitati , le riserve, dove i loro discendenti vivono tuttora.

Nel 1990 un censimento ha calcolato che negli Stati Uniti d'America vivono soltanto 250.000 Pellirosse.

L'organizzazione sociale

I Pellerossa erano divisi in circa 250 tribù, le più famose delle quali sono i Cheyenne, i Sioux, gli Apache, gli Irochesi e i Mohicani.

Le tribù erano seminomadi (si spostavano saltuariamente) o stanziali (non si spostavano).

Ogni tribù riconosceva tre autorità : il capo tribù, il più stimato e il più saggio; il capo religioso in grado di predire il futuro e di guarire le malattie; il capo di guerra, il più coraggioso, rispettato da tutti i guerrieri.

All' interno della tribù ognuno aveva una propria funzione.

Gli uomini si occupavano della caccia e della guerra; le donne (squaw) accudivano i figli, cucinavano, confezionavano gli abiti, raccoglievano la frutta, montavano e smontavano le tende.

I bambini portavano al pascolo gli animali domestici, tenevano in ordine le armi dei guerrieri e pulivano il calumet, cioè la pipa del capo famiglia.

Gli anziani raccontavano le storie della tribù e insegnavano le virtù dei Pellerossa (il coraggio, la forza d'animo, la bontà e la generosità) ai più giovani.

La religione

La religione dei Pellerossa era di tipo animista: tutte le tribù adoravano il Grande Spirito detto Manitou, e veneravano e rispettavano i vari elementi naturali: la prateria, la pioggia e il sole.

Ogni aspetto del mondo dei Pellerossa era dominato da forze soprannaturali , invisibili e onnipresenti , che entravano nelle persone, negli animali e nelle piante.

Gli sciamani erano uomini e donne con poteri soprannaturali che facevano da tramite con il mondo degli spiriti e degli uomini, soprattutto per guarire gli ammalati .

Poiché lo sciamano conosceva le erbe medicamentose, gli europei lo chiamarono "Uomo di medicina", ma per uno sciamano e la sua tribù , tutto il potere degli spiriti era "medicina".
Gli sciamani si servivano di cerimonie rituali per aiutare la mente del paziente a liberarsi dalla malattia.

Gli indiani d'America, storia di un genocidio culturale

è un sito tutto in italiano che ripercorre le vicende tormentate dei nativi americani negli ultimi duecento anni e che propone una riflessione su un presente ancora molto difficile.

Il sito propone materiali di vario tipo: schede storiche, poesie, immagini.

L'impostazione è chiara:

"Qualcuno una volta osservò: in tutta l'America, dal nord al sud, la cultura dominante riconosce gli indiani quali oggetto di studio, ma li rinnega come soggetti di storia.
Gli indiani hanno folklore, non cultura; praticano superstizioni, non religioni; parlano dialetti, non lingue; creano artigianato, non arte..."


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Intorno al 1500 partono le prime spedizioni europee alla scoperta del nuovo continente, e quindi la colonizzazione della parte orientale degli Stati Uniti e del Canada con conseguente inizio degli scontri con le tribù che vivevano in quelle terre.

Nel 1755 gli Inglesi e i Francesi iniziano una guerra per possedere la valle dell'Ohio.Anche gli Indiani partecipano a questa guerra; gli Irochesi alleati agli Inglesi, mentre gli Algonchini si alleano ai Francesi.

La guerra termina nel 1763 con la vittoria degli Inglesi, siglata dal trattato di Parigi.

Negli anni successivi,proseguono le guerre fra Inglesi e Americani,alle quali i Nativi prendono parte, ma quando nel 1787 nascono gli Stati Uniti, per tutte le tribù indiane è l'inizio della fine.

Il primo presidente Washington, inizia una guerra contro gli Indiani che porta alla battaglia di Fallen Timbers, dove gli Indiani subiscono una forte sconfitta ad opera dell'esercito americano guidato dal gen. Waine, complice il tradimento degli Inglesi che, in un primo tempo, avevano promesso loro aiuto.

Nell'agosto del 1795, le tribù Shawnee e Miami, sono costrette a firmare il trattato di Greenville,con il quale perdono circa 60.000 chilometri quadrati del loro territorio.

Nel 1830 il Congresso Americano vota un decreto con il quale le tribù del sud-est sono costrette a lasciare le loro terre.

Fra il 1850 e il 1853 i Sioux,Cheyenne,Arapaho, Crow,Apache e Comanche, convinti che l'esercito li proteggerà dai pionieri, firmano trattati per la costruzione di strade e forti nei loro territori.

La risposta è sempre la stessa: esercito e pionieri invadono i territori, relegando le tribù in territori insufficenti.

Fra il 1862 e il 1868, nonostante sia in corso la Guerra di Secessione, il gen Carleton e Kit Carson attaccano i Navaho che si rifiutano di trasferirsi in una riserva ad est del New Mexico.

Dopo anni di lotte, stremata dalla fame e dalla malattia, la tribù accetta il trasferimento.
Lo stesso trattamento fu riservato agli Apache che, con i loro capi Manica Rossa e Cochise, prima di arrendersi, per alcuni anni seminano il terrore compiendo massacri passati alla storia.

Nel 1864 i Cheyenne attaccano un treno merci.
Il col. Chivington come risposta attacca il villaggio di Sand Creek,nonostante gli Indiani espongano la bandiera bianca in segno di resa.
Nella strage non si risparmiano nemmeno donne e bambini.

Il 1876 è un anno importantissimo nella storia dei Nativi.
I Sioux si uniscono ai Cheyenne. Dopo qualche giorno vengono attaccati, ma dopo uno scontro durissimo Cavallo Pazzo e i suoi uomini resistono e hanno la meglio.
Viene successivamente ordinato al gen. Custer, di andare in avanscoperta, ma quest'ultimo senza aspettare i rinforzi decide di attaccare.

Custer è convinto di prendere gli Indiani di sorpresa e lancia il suo settimo reggimento di cavalleria contro l'accampamento, ma quando si accorge che è vuoto, i guerrieri indiani escono dalle colline e per lui non c'è speranza.

Questa è la vittoria più importante nella storia dei Nativi.

Nel 1878, dopo la battaglia di Little Big Horn, i Cheyenne e gli Arapaho accettano di andare a vivere nelle riserve,con la promessa del governo americano di poter fare ritorno alle loro terre qualora la riserva non fosse di loro gradimento...

Sempre nel 1890 il settimo reggimento di cavalleria, raggruppa i Sioux a Wounded Knee Creek con l'intento di trasferirli verso altre riserve.
A causa di qualche scontro, i soldati aprono il fuoco e alla fine uccidono più di trecento tra uomini,donne e bambini.

Fra il 1891 e il 1898 tutti i Nativi vengono relegati per sempre nelle riserve , ad eccezione dei Chippewa che danno origine ad una rivolta che termina in un bagno di sangue.

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Dio creò questo paese e ci collocò gli indiani.

Creò questo fiume, i pesci in questo fiume e i cervi su queste montagne.

Gli indiani si moltiplicarono e divennero un popolo.

Questo è nostro di diritto come lo era un tempo remoto a cui risale la memoria dei miei bisnonni.

Questo cibo ci permetteva di vivere.

Mia madre raccoglieva bacche; mio padre pescava e cacciava.

Fino a quando vivrò, non cambierò opinione.

Il mio sangue, la mia forza, viene dai pesci, dalle radici e dalle bacche, sono l'essenza della mia vita.

Io non venni portato qui da un paese straniero, non arrivai qui.

E' il creatore che mi ci mise. (Meninock, Yokima)


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famiglia apache

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saggezza indiana:

La rana non s'ingozza mai di tutta l'acqua dello stagno in cui vive.
Proverbio Sioux Teton

Coraggio, Forza d'animo, Generosità, Altruismo, Pazienza, Tolleranza, Umiltà, Saggezza: le virtù di un Nativo Americano secondo i loro Comandamenti .

Tutti gli uomini sono stati creati dallo stesso Grande Spirito.
Essi sono tutti fratelli.


Capo Giuseppe Grande Spirito: " Preservami dal giudicare un uomo non prima di aver percorso un miglio nei suoi mocassini".

Guerriero Apache anonimo:
Lungo il cammino della vostra vita fate in modo di non privare gli altri della felicità.


Evitate di dare dispiaceri ai vostri simili ma, al contrario, vedete di procurare loro gioia ogni volta che potete! Proverbio Sioux
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L'indiano è diverso dall'uomo bianco.

Il duellante può avere un certo coraggio fisico, ma gli manca il coraggio morale dell'indiano che, quando veniva sfidato, rispondeva: "Io ho due obiezioni a questo duello; la prima è che io temo di ferirvi, la seconda è che voi potreste ferirmi.

Io non riesco a vedere il vantaggio che mi procurerebbe il fatto di mettervi una pallottola in corpo, non potrei farmene niente di voi quando sarete morto come invece potrei fare di un coniglio o di un tacchino.

Ai miei occhi, sarebbe più saggio evitare di mettermi in una situazione che potrebbe nuocermi; temo che voi potreste colpirmi.
In questo caso, penso che sarebbe più saggio se io mi mantenessi ad una certa distanza.

Se voi volete provare le vostre pistole, perché non scegliere un albero, un qualsiasi oggetto della mia taglia; e se voi lo centrerete, fatemelo sapere, sarò lieto di riconoscere che, se fossi stato lì, voi mi avreste sicuramente colpito".

(Capo Kahkewaquonaby, Peter Jones, Ojibway)



continua..................

Edited by silvanapat - 6/2/2008, 07:35
 
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silvanapat
view post Posted on 6/2/2008, 07:39




..continua...

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Nessuno ha il diritto di vendere, anche ad un'altra tribù e men che meno agli stranieri... Vendere un Paese!

Perché non vendere l'aria, le nuvole, e il grande oceano con tutte le sue terre!

Non è forse vero che il Grande Spirito li ha creati per i suoi figli? (Tecumseh, Shawnee)

Il corpo muore. Il corpo è semplicemente ciò che l'anima materialmente possiede.
E' il suo involucro.
L'anima prosegue la sua vita. (Susie Billie, 102 anni, Seminole)


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Il Bisonte

I Pellerossa delle praterie vivevano per merito del bisonte.

La loro carne fresca o essiccata al sole li nutriva da un anno all'altro, la pelliccia li scaldava d'inverno, la pelle serviva per i tepee, la sottopelle per i vestiti estivi e mocassini.

I tendini per gli archi... insomma del bisonte non gettavano nulla.

E quando li uccidevano pregavano il Grande Spirito di averli messi nelle praterie per loro, ringraziando gli animali del ruolo assegnato loro dalla natura.

Per questo i coloni sterminarono i bisonti sapendo di sterminare così anche il popolo rosso.

In pochi anni le mandrie che erano composte da 90-100 milioni di capi si ridussero a poche decine di migliaia.

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Io nacqui nella prateria dove il vento soffiava liberamente e dove non c'era nulla a bloccare la luce del sole.

Io nacqui dove non c'erano recinti e dove ogni cosa respirava liberamente.

Io voglio morire là, e non dentro questi muri.

(Dieci Orsi, Comanche Yamparika)


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Se voi uomini bianchi non foste mai arrivati, questo paese sarebbe ancora com'era un tempo.

Tutto avrebbe conservato la purezza originaria.

Voi l'avete definito 'selvaggio', ma in realtà non lo era.

Era libero.

Gli animali non sono selvaggi; sono solamente liberi.

Anche noi lo eravamo prima del vostro arrivo.

Voi ci avete trattati come selvaggi, ci avete chiamati barbari, incivili.

Ma noi, eravamo solo liberi!

(Capo Leon Shenandoah, Onondaga)


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"HIN - MAH - TOO - YAH - LAT - KEKHT"

(Il tuono che rimbomba sulla cima dei monti)
CAPO GIUSEPPE.
Nato nel 1840, secondo alcune fonti, nell' Oregon. Morto il 21 Settembre 1904 nella riserva di Colville. Appartenente alla tribù dei Nez Percé.
Popolo: Nez Percé

"Dio creo' la terra per gli Indiani ed era come se avesse disteso un panno. Sopra vi mise gli Indiani.

Sono stati creati qui, su questa terra... e allora cominciarono a scorrere i fiumi.

Poi Dio creo' i pesci nei fiumi, diede la vita alla selvaggina sulle montagne e ordino' che si moltiplicasse.

Poi il Creatore diede la vita a noi Indiani.

Ce ne andavamo in giro e quando vedevamo pesci e selvaggina, sapevamo che erano stati creati per noi.

Dio creo' radici e bacche perche' le donne le raccogliessero...

Dio ci ha creati perche' vivessimo qui ed era nostro diritto cacciare e pescare finche' io e mio nonno riusciamo a tornare indietro nel tempo con la memoria."
(Capo Giuseppe)




" .......Sono stanco di combattere.

I nostri capi sono morti : Looking Glass e Toohoolhoolzote sono morti.

I vecchi sono morti.

Tocca ai giovani dire si o no, ma colui che li guidava, Ollokot, è morto.

Fa freddo e non abbiamo coperte.

I bambini muoiono di freddo, molti dei miei si sono rifugiati sulle colline, senza coperte né cibo, nessuno sa dove siano e forse sono già morti di freddo.

Desidero avere tempo per cercare e trovare i miei bambini, quelli che ancora potrò trovare.

Forse li troverò fra i morti.

Ascoltatemi Generali ! Sono stanco, anche il mio cuore è stanco e triste.

Dal punto in cui è il sole ora non combatterò mai più, per sempre."

(Capo Giuseppe)


continua.............

Edited by silvanapat - 6/2/2008, 07:56
 
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silvanapat
view post Posted on 6/2/2008, 18:17




continua.......

Storia della lunga marcia dei Nez Percè e di Capo Giuseppe


Dopo la sconfitta subita al Little Big Horn, spinti dal desiderio di vendetta, coloni e soldati operarono ogni tipo di atrocità verso gli indiani.

Ma qualcuno iniziava a dubitare che la “politica dello sterminio” fosse il modo più saggio per risolvere la questione indiana.

Anche una certa stampa liberale cominciò a non essere più daccordo con la politica dei massacri e a non giustificarli più.

In un ampio territorio che si estendeva negli attuali stati dell’Indaho, dell’Oregon e di Washington, vivevano i Nez Percé (Nasi Forati), una tribù di cacciatori e di pescatori, che un tempo aveva avuto l’abitudine di forare il naso dei giovani guerrieri a scopo rituale.

I Nez Percé inizialmente si mostrarono amici dei bianchi e permisero la creazione di piccole comunità agricole nel loro territorio.

Ma la situazione si modificò radicalmente quando nelle loro terre vennero scoperti alcuni giacimenti d’oro.

Appena un anno dopo la scoperta, nonostante le proteste degli indiani, nella regione sorgeva la città di Lewiston, di 1200 abitanti.

Tuttavia i rapporti fra i Nez Percé e i coloni bianchi rimasero buoni fino al giorno in cui - dopo la battaglia sul Little Big Horn - il governo americano decise di adottare una politica più dura nei confronti degli indiani e di estendere il sistema delle riserve ai territori del Nord-Ovest.

Al comando dei Nez Percé vi era un indiano di alta statura, nato nel 1840, valoroso guerriero e splendido oratore, di nome “Tuono-Che-Romba-Nelle-Montagne”, da tutti conosciuto come Capo Giuseppe per la sua antica amicizia con i bianchi.

Nel 1877, in seguito al rifiuto di Capo Giuseppe di accettare le richieste dei bianchi che gli chiedevano di abbandonare la valle in cui viveva il suo popolo nelle mani dei coloni e di trasferirsi in una riserva, il governo degli Stati Uniti gli mandò contro il generale Howard.

Howard veniva considerato amico degli indiani, infatti sembra che considerasse un grave errore rubare quella valle ai Nez Percé, ma si vide obbligato a far eseguire questo ordine.

Il 3 maggio 1877 Howard organizzò una conferenza con il capo dei Nez Percé per accordarsi sul trasferimento della tribù in una riserva.

Capo Giuseppe, rispondendo alle offerte del generale, pronunciò le celebri parole:


Voi mi chiedete di arare la terra!

Dovrò dunque recidere col coltello il seno di mia madre?

Se lo facessi, alla mia morte essa non raccoglierebbe più il mio corpo...

Voi mi chiedete di tagliare erba per fare fieno e venderlo, come fanno i bianchi.

Come oserò dunque tagliare le chiome a mia madre?

Io voglio che la mia gente rimanga qui con me.

I morti ritorneranno in vita, i loro spiriti si reincarneranno.

Noi dobbiamo restare, perché qui fu la dimora dei nostri padri: perché qui dobbiamo attendere d’incontrarci con essi di nuovo, nel seno della nostra Terra Madre”.


Il generale Howard tagliò corto ed ordinò a Capo Giuseppe di riunire la tribù e di trasferirsi in una riserva di sua scelta entro trenta giorni dalla data dell’ordine.

L’ultimatum era di impossibile realizzazione: il bestiame del suo popolo era sparso per tutta la valle ed il fiume Snake era in piena.

Giuseppe chiese una proroga fino ad autunno, ma gli venne negata: tutto ciò che fosse rimasto nella valle dopo i trenta giorni sarebbe stato confiscato dall’esercito.

Capo Giuseppe, con la sua gente circondata dai soldati, fu costretto a piegarsi all’ordine del generale e scelse di partire per la riserva.

Tutto sembrava risolto, quando un atto di violenza da parte dei bianchi scatenò la guerra.
Alcuni mesi prima un Nez Percé era stato ucciso dai coloni e la tribù non aveva potuto vendicarlo.

Erano i primi di giugno e, come era stato loro richiesto, gli indiani stavano smontando il campo e raccogliendo la mandria dei cavalli per mettersi in marcia.

Avrebbero dovuto abbandonare gran parte del loro bestiame, perché non erano riusciti a radunarlo, e si stavano accingendo ad attraversare lo Snake in piena.

Mentre erano impegnati in tale rischiosa operazione, sopraggiunsero i coloni, che iniziarono a razziare il loro bestiame uccidendo anche un ragazzo.

Capo Giuseppe non riuscì a trattenere oltre i suoi guerrieri e quella stessa notte assalirono un villaggio nell’Indaho, uccidendo una ventina di persone.

Le truppe ricevettero l’ordine di reprimere immediatamente la rivolta dei Nez Percé, ma il loro compito si rivelò molto più difficile del previsto.

Il primo scontro avvenne presso il torrente Hangman e si concluse con la morte di 34 soldati.
Il 4 luglio l’esercito americano affrontò di nuovo i Nasi Forati e perse altri tredici uomini.
Il 14 luglio il generale Howard in persona venne battuto da Capo Giuseppe e lasciò sul campo altri undici uomini.

Ebbe inizio in quel giorno l’epopea dei Nasi Forati, uno dei momenti più straordinari ed esaltanti dell’intera storia delle guerre indiane.

Al comando di appena un centinaio di guerrieri e gravemente ostacolato da 350 donne e bambini - con il generale Howard alle spalle, il generale Miles di fronte ed il colonnello Sturgis con gli scout Crow sui fianchi - Capo Giuseppe seguì il corso del Clearwater e, attraversando le Montagne Rocciose, raggiunse il Montana; qui, al valico Big Hole, cambiò direzione, attaccando i suoi inseguitori ai quali inflisse una durissima sconfitta.

Successivamente penetrato nel Parco Nazionale di Yellowstone, Capo Giuseppe attese Howard in posizione favorevole, uccidendo sessanta soldati e impadronendosi persino di un cannone.

Poi i Nasi Forati fuggirono nel Wyoming e di nuovo nel Montana, da cui speravano di raggiungere la salvezza, oltre il confine canadese.

Tuttavia, all’uscita del parco dello Yellowstone, la banda di Capo Giuseppe era stata intercettata dagli scout di Sturgis e aveva perduto alcuni guerrieri e quasi tutta la mandria di cavalli.

Distanziati gli scout, i guerrieri di Capo Giuseppe, ormai sfiniti, ridotti a poco più di cinquanta, costretti a trasportare i feriti e i familiari, attraversarono il Missouri e si spinsero nelle montagne Bearpaw.

Ma nuovi nemici li attendevano: giunti a pochi chilometri dal confine canadese, i Nasi Forati furono infatti circondati dalle truppe del generale Miles, che li attaccarono con decisione, catturando i cavalli e uccidendo molti guerrieri.

Costretto a scegliere fra un nuovo tentativo di fuga con il conseguente abbandono dei feriti delle donne e dei bambini, e la resa, Capo Giuseppe decise di consegnarsi al generale Miles con tutta la sua gente.

Il 5 ottobre 1877, mentre imperversava una bufera di neve, Capo Giuseppe si arrendeva agli americani con queste parole:


Dite al generale Howard che io conosco il suo cuore.

Anch’io tengo nel cuore le parole che egli mi ha detto.

Sono stanco di combattere. I nostri capi sono morti... I vecchi sono tutti morti.

Adesso sono i giovani che dicono si o no.

Colui che guidava i giovani (il fratello di Capo Giuseppe) è morto.

Fa freddo e non abbiamo coperte.

I bambini stanno morendo di freddo.

La mia gente, o parte di essa, è fuggita sulle montagne, ma non ha né coperte né cibo.

Nessuno sa dove sono ora... forse stanno morendo di freddo.

Voglio avere il tempo di cercare i miei bambini e vedere quanti ne posso trovare.

Forse li troverò fra i morti.

Udite, miei capi. Sono stanco.

Il mio cuore è ammalato e triste.

Da dove ora sta il sole non combatterò più”


quindi pianse coprendosi il volto con la coperta che portava sulle spalle.


Secondo la logica del genocidio i Nasi forati furono smistati in zone malariche e in deserti dove morirono come mosche.

Capo Giuseppe venne allontanato dalla sua gente perché era ritenuto troppo pericoloso e morì in una riserva nel 1904.

Il medico del presidio diagnosticò che era morto di crepacuore.

Dal giorno dell’assalto al villaggio dell’Idaho, la banda di Capo Giuseppe aveva percorso a piedi o a cavallo millecinquecento chilometri, inseguita da oltre cinquemila soldati, che potevano spostarsi in treno e ricevere informazioni con il telegrafo che li aggiornava continuamente sui movimenti degli indiani.

(Dal libro "Hoka Hey Hey" - La Linea Editrice)

continua..............
 
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silvanapat
view post Posted on 7/2/2008, 07:32




continua.............

"Danza del sole"

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Vera fotografia dell'Ultima Danza del Sole o degli Spettri in cui venivano iniziati i nuovi giovani guerrieri appendendoli al palo piantato nel centro del piazzale attaccati con gli artigli dell'aquila al petto.

La danza era stata proibita dal governo ma per l'ultima volta i nativi americani vollero praticarla convinti di un impossibile miracolo della rivincita.

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Deposito di pelli di bisonte

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Siamo nel tardo ottocento in una cittadina della frontiera.

I cacciatori di bisonti portano pelli e lingua per il commercio.

Tutto il resto imputridisce nelle distese infinite di erba.

Del bisonte gli Indiani d'america non gettavano nulla, dalla pelliccia per il tepee, all'ossicino per i monili, e i nervi per i legacci.

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Buffalo Cody Bill

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Poichè gli agricoltori e allevatori insediatasi alla Frontiera, nei Territori Indiani, non tolleravano le libere mandrie di bisonti che scorrazzavano nella Prateria, pagavano un tanto a animale ucciso.

Cody Bill, detto appunto Buffalo, ne ammazzò da solo un milione di capi.


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Il massacro di Sand Creek

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Nell'immagine si vede un guerriero uscire dal tepee.

In realtà i giovani e forti guerrieri erano partiti per la caccia.

Nel villaggio c'erano solo donne, vecchi e bambini.

Furono tutti sterminati!

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Mamma Navajo

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Vera foto che rivela nei paludamenti quanta differenza stia tra la realtà e la fantasia delle damerine oleografiche rappresentate nel mito dei pellerossa.

Come nella immagine successiva.
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Ed ecco l'immagine accreditata nell'immaginario collettivo delle squaw...

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Vera foto di donna navajo con figli

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I navajo, pellerossa della montagna, ai confini del Messico.

Vivevano immersi nella natura, quindi una vita molto più dura delle etnie che vivevano nei grandi laghi.

Lo si vede dai loro rifugi che venivano allestiti con bastoni piantati in terra, raccolti centralmente al vertice, e coperti da pelli.

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Recensione del blog "Riserva indiana"

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http://images-srv.leonardo.it/progettiweb/...762_middlea.jpg

A Genova si tiene una festa del popolo rosso sulle alture del Monte Beigua, in uno scenario naturale che ricorda la terra dei nativi americani.

In tale occasione la giornalista del quotidiano IL SECOLO XIX recensendo la manifestazione ha parlato anche del blog.

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I Navajo al Porto Antico di Genova


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Grande Capo

Gli ultimi nativi americani del libero Popolo Rosso ebbero la ventura di terminare la loro vita dopo l'avvento della macchina fotografica.

Vari avventurosi della fotografia giravano il west a riprendere le immagini nella coscienza di fotografare uomini irripetibili.

Questo ritratto ne è un esempio.

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Fierezza Sioux
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Nelle Pianure, le praterie dal Canada al Messico, dal Midwest alle Montagne Rocciose, i primi abitanti furono i piedi neri (cacciatori), i mandan e gli hidatsa (agricoltori).

Quando i coloni europei conquistarono l'oriente, le popolazioni del Midwest si spostarono nelle Pianure Centrali dove passò la Frontiera.

Tra questi i sioux, i cheyenne e gli arapaho, preceduti dagli shoshoni e dai comanche.

La caccia al bisonte costituì la principale risorsa alimentare fino al 1890 quando vennero sterminati per dare luogo all'agricoltura stanziale dei bianchi.

Fu l'inizio della fine.

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Seppellite il mio cuore.........

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Il testo fondamentale da leggere per chi ama l'epopea tragica, triste ma gloriosa, dei nativi americani.

Vittime non del colonialismo ma del progresso come in Europa i Celti, Galli o Etruschi.


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Donna Apache in abito matrimoniale

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Tra gli Apaches vigeva la monogamia e la fedeltà coniugale nei reciproci ruoli l'uomo cacciava, la donna cucinava.


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Grande Capo
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La corona di penne colorate più maestosa e paradigmatica secondo l'abilità nella caccia di chi la porta, è tipica dei guerrieri delle praterie.

Quelli delle montagne, Navajo e Apache, portavano un mazzo di penne annodate e pendenti sul retro della loro chioma.

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Indiano del Nord, l'attuale Canada


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Codesti indiani di radice esquimese si chiamano I-nuit.

Nel canada sono ancora presenti in grandi riserve indiane.

Sono, tra i Pellerosse, coloro che hanno mantenuto più vive le tradizioni aiutati in questo dal contesto naturale che ha favorito il loro isolamento.

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Una famiglia Iakota
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Il senso familiare era molto accentuato.

La tribù si faceva carico delle vedove e degli orfani dando ad esse una parte della cacciagione per il sostentamento.

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Toro Seduto


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Toro Seduto (in lingua orginale Sioux Tatanka Iyotake o Tatanka Iyotanka o Ta-Tanka I-Yotank, nato Hunkesni, lento), (1831 – 15 dicembre, 1890) fu un capo tribù dei Hunkpapa Sioux (Lakota).

Toro Seduto comandò 3.500 guerrieri Sioux e Cheyenne contro il Settimo cavalleggeri statunitense che era sotto la guida di George Armstrong Custer alla battaglia di Little Bighorn tenutasi il 25 giugno 1876.


"Per noi i guerrieri non sono quello che voi intendete.

Il guerriero non è chi combatte, perché nessuno ha il diritto di prendersi la vita di un altro.

Il guerriero per noi è chi sacrifica se stesso per il bene degli altri.

È suo compito occuparsi degli anziani, degli indifesi, di chi non può provvedere a se stesso e soprattutto dei bambini, il futuro dell'umanità."


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Muskogee dei Creek

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"Tutta la nostra civiltà è stata costruita sull'osservazione della Natura.

Essa è stata nostra maestra fin dall'inizio.

E' così che abbiamo fondato la nostra religione.

E' così che abbiamo strutturato il nostro modo di vita.

Nello stesso modo, è sullo studio della natura che abbiamo organizzato il nostro "governo".

Noi abbiamo vissuto sotto lo stesso regime immutato: il governo tradizionale realizzato dai nostri antenati.

E' stata la nostra legge e noi abbiamo vissuto seguendo i suoi principi fino a quando....

Fu nel 1492 che le leggi dei nostri antenati cominciarono a cambiare. Un governo vecchio di centinaia di anni strutturava la nostra vita. Questa legge ben si confaceva a noi. Noi ne comprendevamo le regole. Storici, antropologi hanno scavato la terra del nostro paese per scoprire la storia dell'emisfero occidentale.

Ma non hanno trovato prigioni.

Non hanno trovato penitenziari.

Non hanno trovato manicomi.

Prima del 1492 noi vivevamo questa vita, una vita che per noi era molto preziosa.

La religione era capita facilmente da tutti gli abitanti del nostro emisfero.

Giunse il tempo in cui ci venne detto che la nostra religione non era giusta.

Fummo allora costretti ad accettare la religione importata dai bianchi.

Furono in molti quelli che si convertirono al cristianesimo e che così abbandonarono la religione degli antenati.

Ancora oggi noi osserviamo la Natura e vediamo come essa alleva i suoi piccoli.

Sappiamo trovare le anatre, sappiamo trovare le oche che tuttora vivono secondo leggi millenarie.
Gli animali, infatti, continuano a seguire la legge che è stata data loro nella notte dei tempi. Le regole originarie della vita sono state date ad ogni creatura.

Il Creato nel suo insieme continua a seguire le Regole della Vita.

Gli alberi, i frutti non vengono mai meno a queste regole.

Non commettono mai errori.

Danno i loro frutti quando è stagione.

Gli animali non sbagliano.

Vivono sempre come quando vennero creati.

Nel Creato, quali sono le regole di vita per l'uomo?

Noi vediamo il Creato è la Vita, il cerchio, una dimensione che non ha né principio né fine. (Philip Deere, Muskogee-Creek)


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Buffalo Pazzo

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Gli indiani d'America presentavano una grande varietà di fedi religiose.

La maggior parte credeva in una forza spirituale, origine di tutte le cose.
In molte aree, questa forza veniva riconosciuta nella luce e nel potere del sole, nella terra, nel giaguaro, nell'orso, nel serpente.

Quasi ovunque, per provocare visioni venivano somministrati allucinogeni, in associazione con canti e digiuni.

In molte tribù il culto dei morti era importante e gestito dagli sciamani. Ma in altre dopo la cerimonia del funerale, una volta ingrottato sotto macigni la salma, ogni ricordo veniva rimosso. Tabù parlarne.

"Oh Grande Spirito, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare, e la Saggezza di capirne la differenza. (Preghiera Cherokee)"

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GALL
(Pizi)

Popolo: Hunkpapa

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Nato sul Grand River nel South Dakota, intorno al 1840,

Morto sull' Oak creek nel South Dakota, nel 5 dicembre 1893.


Lui stesso raccontò:

“Per combattere e finire gli uomini di Custer, occorsero suppergiù trentacinque minuti. Non avevo mai visto, tanto ardore e accanimento durante una battaglia, da parte dei guerrieri.

Le giubbe blu, stavano in ginocchio, caricavano le armi a schiere e aprivano il fuoco su di noi.

Questa situazione, non durò molto, giusto il tempo di far cadere l’ultimo corpo dei visi pallidi sul terreno.

Il fumo e la polvere, durante i combattimenti, erano così densi che non potevamo vedere ove i bianchi stavano, se non a tratti e a mala pena.

Le giubbe blu, combattevano tutti quanti a piedi, mentre noi, mandammo avanti i nostri pony, così ben nutriti e quindi così veloci, sfiancando la loro resistenza.

Le giubbe blu, erano così stanche e affamate, che alcuni dei miei fratelli, li videro mangiare erba durante il duro scontro, quindi alla fine, non ci mettemmo molto a sconfiggerli tutti uno ad uno.”


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Edited by silvanapat - 7/2/2008, 08:42
 
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silvanapat
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Armi native
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Archi e frecce furono per molto tempo le armi predilette dai nativi che le usavano per la caccia e per la guerra, anche se con la colonizzazione i fucili si diffusero tra gli indiani che, sicuramente, preferivano le frecce ai macchinosi fucili ad avancarica e, anche se armi rudimentali, furono un serio pericolo per gli uomini bianchi.

Inoltre erano silenziosi, questo permetteva di poter uccidere le sentinelle senza rivelare la propria posizione, inoltre essere colpiti da una freccia era molto rischioso dato l’alta percentuale di infezioni.

Anche se potevano disporre di fucili non sempre risultava la cosa migliore viste le difficoltà di accumulare munizioni, mentre un guerriero poteva sempre contare su una faretra piena di frecce essendo inoltre leggere da trasportare e consentivano un uso abbastanza semplice a cavallo.

Le frecce avevano varie misure e le punte erano costruite generalmente da pietre lavorate.image

La maggior parte degli archi veniva fabbricata usando un solo pezzo di legno; non erano sconosciuti neppure gli archi d'osso, ma essi venivano preparati solo da pochi esperti della Tribù dei Nez Percè che li cedevano ai loro vicini ed in particolare ai Crow.

L'arco in legno veniva realizzato usando un gran numero di alberi in quanto la dislocazione geografica della tribù influiva in modo determinante sulla scelta.

Dopo la scelta del "legno d'arco", era necessario stagionarlo accuratamente per alcuni mesi; ma poiché il legno verde è molto più facile da lavorare, prima della stagionatura si dava al pezzo scelto la forma voluta, avendo cura che non ci fossero nodi o altre deformità del materiale che potessero indebolire il prodotto finito.

Per questa ragione il legno per gli archi era invariabilmente tagliato dalla vena centrale di un grosso albero.

Dopo la stagionatura l'arco veniva raschiato, tagliato con cura, unto con del grasso per renderlo più elastico e riscaldato gradualmente dove avrebbe dovuto piegarsi.
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Allo scopo di aumentarne la resistenza e l'elasticità, gli veniva spesso applicato il nervo di un animale. Tagliato dal grosso fascio muscolare lungo la spina dorsale di un bisonte o di un cervo, il nervo era incollato alla superfice ancora grezza del legno.
La corda richiedeva grande abilità ed era ricavata dai nervi di bisonte.

Tagliate a strisce, queste ultime venivano poi inzuppate nel collante diluito con acqua e mentre erano ancora umide avvolte a corda di sezione circolare. Un'estremità di questa corda veniva attaccata in modo permanente all'arco; all'altra si faceva invece un cappio da fissare solo in caso di uso.

La maggior parte dei guerrieri portava con sé due corde: una per l'uso e una per riserva. Il legno per le frecce veniva selezionato con cura particolare. Era molto importante che fosse più dritto possibile, resistente e di peso adeguato.

Dopo la stagionatura il legno veniva esaminato con cura, poi raddrizzato oliandolo, riscaldandolo e infine spingendolo attraverso il "raddrizza frecce", cioè un pezzo d'osso o di corno con un foro appena più grande dell'asta della freccia.

La maggior parte delle frecce erano munite di tre penne, molto più lunghe estrette di quelle usate dagli arceri moderni. Le sole penne sufficientemente larghe per essere divise in due erano quelle di gallina della prateria, di gufo o di falco. Alcune tribù preferivano le penne più piccole dell'aquila o della poiana.

Le punte erano in selce, osso o, fin da epoca assai antica, (si hanno notizie certe datate 1830), in metallo.

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PARTICOLARE DELLA TENDINATURA E DELLA RIFINITURA DEL RINFORZO ESEGUITA CON STRISCE RICAVATE
DAGLI ACULEI DI PORCOSPINO COLORATI ED INTRECCIATI

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http://images-srv.leonardo.it//progettiweb...114_middlea.jpg

Una panoramica di quel mondo vista a volo... d'aquila del... POPOLO ROSSO E POPOLO BIANCO.

E' terminata la scultura nelle montagne dei Black Hill del Grande Capo Cavallo Pazzo ovvero White Horse.

Si contrappone a quella dei quattro visi pallidi scolpiti .


Cavallo Pazzo

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La più grande scultura esistente al mondo è il Il Crazy Horse Memorial, si trova nel South Dakota, sulle Black Hills a 17 miglia a sud-ovest di Mount Rushmore.

I lavori iniziarono dallo scultore Korczak Ziolkowski su richiesta dei Nativi Americani. Korczak morì nel 1992. Sua moglie Ruth a la sua famiglia continuano ancora oggi a lavorare al progetto con la collaborazione del Crazy Horse Memorial Foundation.

Ecco la scultura più grande del mondo!

Il Memorial comprende the Indian Museum Of North America, The Native American Cultural Center che era dedicato nel 1996 al Native American Day Celebration, lo studio dello scultore, oltre ad una nuova area di oltre 40.000 piedi quadrati (Orientation Center) e un teatro inaugurato nel Maggio del 2000.

Tantissimi i visitatori (soprattutto durante il periodo estivo) che desiderano vedere dal vivo la scultura da Guinness dei primati.

Ecco il link alla pagina per seguire i lavori dal vivo grazie alla webcam e la pagina wiki.
http://www.crazyhorse.org/webcam.shtml



I visi pallidi
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The Crazy Horse Memorial
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RISERVE INDIANE
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Riserve indiane federali (rosso)
Altri gruppi indiani (nero)
Riserve indiane di stato (grigio)


GLI INDIANI OGGI

I nativi americani attualmente sopravvissuti sono circa un milione e mezzo (censimento del 1980).

Nel 1984 vi erano 283 tribù riconosciute negli Stati Uniti e 200 villaggi nell'Alaska.

Attualmente la maggior parte degli indiani sopravvissuti sono confinati in riserve, circa 300 quelle federali e 21 quelle statali, quasi tutte ad ovest del Mississippi.

Le riserve possono essere destinate ad una sola tribù o essere assegnate a più tribù.

Alcune parti delle riserve possono appartenere a gruppi non indiani.

La riserva più grande (14 milioni di acri) è proprietà della tribù Navaho, mentre le più piccole si riducono a pochi acri di terreno.

E' comunque stimato che circa un terzo (c'è chi dice addirittura la metà) della popolazione indiana degli Stati Uniti abiti ormai nelle città.

Per esempio, in Canada vivono circa 300.000 eschimesi, in rapido aumento.

Sono organizzati in ben 573 gruppi (detti bands) con, in media, 525 membri ciascuno.

Ogni band ha un capo eletto e un consiglio tribale rappresentativo.

Le varie bands possiedono 2.242 parcelle di terreno separate fra loro, su un area totale di 25.954 km².

Sia negli Stati Uniti che nel Canada le condizioni di vita degli indiani sono generalmente precarie e la loro vita media è inferiore a quella del resto della popolazione.

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http://web.tiscali.it/imusci/images/custer.gif

solo due parole per il generale CUSTER

Il generale G. Custer, denominato "Capelli Gialli" fu l'uomo più odiato dai pellirosse, dopo il massacro dei Cheyenne di Caldaia Nera.

Fu un mediocre comandante; ambizioso e crudele, cercò di conquistare, a spese dei "cani rossi" la gloria che non aveva saputo ottenere nella guerra di Secessione.

Nella battaglia di Little Big Horn (Montana, giugno 1876) il comandante in capo della cavalleria americano generale Terry formulò un piano per sorprendere i guerrieri di Toro Seduto.

Custer, che comandava il Settimo Lancieri, non si attenne agli ordini ricevuti, nella speranza di poter attribuire a sé il merito di una vittoria che credeva certa; ma le sentinelle di Toro Seduto controllavano perfettamente i suoi movimenti.

Si trovò quindi accerchiato dai Pellirosse senza speranza di aiuti; venne ucciso assieme a 370 dei suoi uomini.

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PER CONOSCERE UN PO' QUESTO POPOLO:
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Il popolo dei pellerossa. Usi, costumi, vita nella prateria degli indiani d'America
Autore Catlin George


Senza alcun dubbio le "Lettere" di George Catlin costituiscono una delle più importanti testimonianze dirette sugli Indiani della Grande Pianura nordamericana.

Durante gli anni Trenta Catlin soggiornò a lungo presso quelle genti, visitò quasi cinquanta tribù e su alcune si soffermò con particolare attenzione: Sioux, Piedi Neri, Corvi, Mandan, Comanche, Sauk e Fox, Choctaw.

Le sue pagine descrivono abiti, attrezzi, usanze, cerimonie, danze, abitazioni, armi e anche la natura entro cui quella gente viveva e gli animali con cui era a contatto.

La descrizione della terrificante Danza del Sole, della caccia al bisonte, dell'incendio della prateria, sono solo alcune delle pagine indimenticabili di questo libro.

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L'opinione di Indro MONTANELLI sulla questione dei Nativi d'America

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"Mi si accusa di stare dalla parte dei pionieri nella loro lotta di annientamento dei Pellirossa.

Niente di più infondato.

So anche io che la ragione, cioè il Diritto, stava dalla parte dei Pellerosse.

Così come era dalla parte degli Etruschi quando invasero le loro terre e procedettero con gli abitanti alla prima soluzione finale che la storia ricordi.
Così come era dalla parte dei Galli celtici quando su di loro si abbatterono le orde dei Franchi germanici.

Nella America del Nord, le due forme di società, quella dei pionieri -basata sul dissodamento delle terre a sua volta basato sulla proprietà privata- e quella dei Pellerossa che rifiutava il concetto stesso di proprietà privata, e quindi di agricoltura erano incompatibili: o se ne andavano i pionieri, o si sottomettevano i Pellerosse.

Ognuno di noi sa cosa avrebbe fatto se fosse nato Pellerossa: avrebbe scotennato, in nome della Ragione e del Diritto, i pionieri.

Ma se fosse stato pioniere?
Avrebbe dato una mano con le buone o con le cattive alla sottomissione dei pellerossa.

Pensiamo per un momento come sarebbe cambiata la storia del mondo se la Ragione e il Diritto avessero trionfato lasciando che la America restasse nelle mani dei pellerossa.
I cittadini europei farebbero sudditi di Hitler, o sarebbero ai lavori forzati in qualche miniera della Siberia.

La storia è quello che è, e raccontarla come essa è può apparire cinismo.

Ma è la realtà che è cinica, e chi pretende di plasmarla giudicandola rapportata verso parametri nobili ma astratti e avulsi, farà bella figura, l'anima pura.

Ma sarà soltanto del facile moralismo."
Indro Montanelli




"Gli indiani abitavano le praterie da sempre.

Il loro modo di vivere faceva parte della loro cultura.

I pionieri sono arrivati in seguito e si sono appropriati delle loro terre.

I Pellerosse che dovevano fare?

Dire grazie e arrivederci, smontare le tende e andarsene?

No, impossibile, ciascun essere umano avrebbe difeso con le unghie e coi denti la propria identità.

Gli indiani non costruivano città né opere d'arte?

Non è un buon motivo per spazzarli via.

I pionieri erano portatori di una civiltà più avanzata?

Qualsiasi civiltà, più avanzata che sia, se imposta con la forza è aberrante".
Luigi Di Gemma


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Edited by silvanapat - 7/2/2008, 16:47
 
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silvanapat
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Leggenda indiana

Come il corvo divenne neroimage
(sioux brule)

Nei giorni lontani, quando la terra e la gente su di essa erano state create da poco, tutti i corvi erano bianchi come la neve.

In quei tempi antichi la gente non aveva né cavalli, né armi da fuoco, né armi di ferro.

Tuttavia si procurava cibo a sufficienza per sopravvivere cacciando il bufalo.

Ma cacciare i grossi bufali a piedi con armi che avevano punte in pietra era duro, aleatorio e pericoloso.

I corvi rendevano le cose ancora più difficili per i cacciatori perché erano amici dei bufali.

Librati alti nell'aria, vedevano tutto quello che succedeva nella prateria.

Ogni volta che notavano dei cacciatori avvicinarsi ad una mandria di bufali, volavano dai loro amici e, appollaiati tra le loro corna, davano l'allarme:

« Caw, caw, caw, cugini, stanno venendo dei cacciatori.
Stanno avanzando furtivamente attraverso quella gola laggiù.
Stanno salendo dietro quella collina.
State attenti! Caw, caw, caw! »

Allora, i bufali fuggivano in disordine, e la gente soffriva la fame.

La gente tenne un consiglio per decidere che cosa fare.

Ebbene, tra i corvi ce n'era uno veramente enorme, due volte più grosso di tutti gli altri.

Quel corvo era la loro guida.

Un vecchio e saggio capo si alzò e diede questo suggerimento:

« Dobbiamo catturare il grosso corvo bianco », disse, « e dargli una lezione. O farlo o continuare a soffrire la fame ».

Portò fuori una grande pelle di buffalo, con la testa e le corna ancora attaccate.

La mise sulla schiena di un giovane coraggioso, e disse:

« Nipote, insinuati tra i bufali. Penseranno che tu sia uno di loro, e potrai catturare il grosso corvo bianco ».

Camuffato da bufalo, il giovane strisciò tra la mandria come se stesse pascolando.

Le grosse bestie pelose non gli prestarono nessuna attenzione.

Allora i cacciatori uscirono dall'accampamento dietro di lui, con gli archi pronti.

Come si avvicinarono alla mandria, i corvi arrivarono volando, come al solito, dando l'allarme ai buffali:

« Caw, caw, caw, cugini, i cacciatori arrivano per uccidervi. Fate attenzione alle loro frecce. Caw, caw, caw! »

e come al solito tutti i bufali fuggirono via in disordine: tutti, cioè, eccetto il giovane cacciatore camuffato sotto la sua pelle pelosa, il quale faceva finta di continuare a pascolare come prima.

Allora il grosso corvo bianco venne giù planando, si appollaiò sulle spalle del cacciatore e sbattendo le ali disse:

« Caw, caw, caw, fratello, sei sordo? I cacciatori sono vicini, appena sopra la collina. Mettiti in salvo! ».

Ma il giovane coraggioso si allungò da sotto la pelle di buffalo ed afferrò il corvo per le zampe.

Con una corda di pelle grezza legò le zampe del grosso uccello ed allacciò l'altro capo ad una pietra.

Per quanto si dibattesse, il corvo non poté fuggire.

La gente sedette nuovamente in consiglio.

« Cosa ne dovremo fare di questo grosso uccello cattivo, che ci ha fatto soffrire cento volte la fame? ».

« Lo brucerò all'istante! »
rispose un cacciatore arrabbiato, e prima che qualcuno potesse fermarlo, tirò via con uno strattone il corvo dalle mani di quello che l'aveva catturato e lo ficcò nel fuoco del consiglio, corda, pietra e tutto quanto.

« Questo ti servirà da lezione », disse.

Naturalmente, la corda che teneva la pietra bruciò quasi subito, ed il grosso corvo riuscì a volar via dal fuoco.

Ma era malamente bruciacchiato, ed alcune delle sue penne erano carbonizzate.

Benché fosse ancora grosso, non era più bianco.

« Caw, caw, caw », gridò, volando via più velocemente che poté. « Non lo farò mai più; non darò più l'allarme ai bufali, e così farà tutta la nazione dei Corvi. Lo prometto! Caw, caw, caw ».

Così il corvo fuggì. Ma da allora tutti i corvi furono neri.

Raccontata da Buon Buffalo Bianco a Winner, Riserva Indiana di Rosebud, Sud Dakota, 1964. Registrata da Richard Erdoes.
Fonte: http://www.indianiamericani.it/

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CANTI INDIANI

Questi canti costituiscono il segno più autentico e profondo della poesia indigena di terra americana.

Dai rituali magici e contemplativi nella pace delle estese praterie, sui monti, nel gelo invernale della regione dei laghi, ai canti di dolore e di rabbia che rievocano le campagne di sterminio operate dall'uomo bianco, in questa raccolta viene esprimendosi tutta l'anima e la tragedia dell'esistenza di un popolo.

"Di chi era la prima voce che riecheggiò su questa terra? La voce del popolo rosso che aveva solo archi e frecce...Cosa non è stato fatto nel mio paese senza che io lo volessi, senza che io lo chiedessi; la gente bianca passa attraverso il mio paese e lascia una traccia di sangue dietro di sé"

In queste amare parole di un grande capo Sioux, Nuvola Rossa, è tutto il dramma dei pellerossa.

Dal chiuso delle riserve costruite ai margini della civiltà urbana, la sua anima, inglobata ed insieme estraniata, ghettizzata, riesce ancora a ritrovare il suo orgoglio, sa far udire la propria voce, decisa al riscatto per una sopravvivenza che la opponga alla repressione della "società capitalistica".

Amore e gioia, dolore e guerra, natura e magia, tutta la realtà e l'universo mitico dell'Indiano d'America emergono in questi canti da quel silenzio in cui il "colonizzatore imperialista", il suo linguaggio, le sue leggi, i suoi eserciti avrebbero voluto confinare.

Canto di preghiera prima di colpire un bufalo
Tribù: Cheyenne



Che questa freccia
che ora incocco all' arco
ti renda sacro, o Bufalo.

Che la terra benevola ti accolga,
che tu possa trasformarti
in un uccello d' aria.




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Canto della fame


Tribù: Sioux Teton

I vecchi
sono ora così pochi
che non merita contarli.

Io stesso
sono l'ultimo vivente,
perciò
un tempo duro mi attende.


Fonte: http://www.indianiamericani.it

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Edited by silvanapat - 7/2/2008, 16:28
 
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silvanapat
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L'astrologia dei Pellerossa

L'astrologia dei Pellerossa, a differenza di quella occidentale che trae spunto dal movimento dei pianeti, le stelle e il cielo, prende come punto di partenza la terra, gli animali e le stagioni.

Studia insomma l'ambiente che è fonte continua di divenire e quindi di vita e di morte.



OCA POLARE

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22 Dicembre - 19 Gennaio
[dal 22/12 al 31/12: Luna della Lunga Notte]
[dal 01/01 al 19/01: Luna della Neve]

Chi è nato sotto il segno dell'Oca polare, pur essendo una persona abitudinaria e precisa, possiede una grande capacità di superare i confini e i limiti imposti, con grande abilità.

Apparentemente sicura e portata per lavori importanti, sente nello stesso tempo forte il bisogno di dare senso e dimora fissa al suo bisogno di intimità e pace.

Infatti è nella famiglia, in casa, che riesce brillantemente a miscelare razionalità e dolcezza.

Ha un carattere deciso, determinato ed è capace di portare sempre a termine i suoi progetti.

Ha una grande fiducia nelle sue qualità e capacità che spinge sempre al massimo per riuscire a realizzare anche l'impossibile.

In amore l'Oca Polare è un personaggio romantico, ma di un romanticismo fatto di sfumature e sensazioni, ma anche assai suscettibile nei confronti del partner.

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LONTRA

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20 Gennaio - 18 Febbraio
[dal 20/01 al 31/01: Luna della Neve]
[dal 01/02 al 18/02: Luna della Purificazione]

I nati sotto il segno della Lontra sono molto comunicativi, estroversi, un pò impulsivi e sempre esagerati...persino nel loro essere sinceri.

Dotati di buon carattere, sono quasi sempre ben disposti verso chi gli sta accanto.

Sono persone gradevoli e vivaci .

In amore dimostrano una certa incostanza dovuta al fatto che, sfoderando il proprio fascino, vogliono cogliere ogni occasione al volo.

Solitamente i nati sotto questo segno, prediligono i rapporti sentimentali poco complicati, all'insegna di un eros anche divertente, sereno ed allegro.

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PUMA

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19 Febbraio - 20 Marzo
[dal 19/02 al 28/02: Luna della Purificazione]
[dal 01/03 al 20/03: Luna dei Venti]

Indipendenti e versatili i nati sotto questo segno sono persone fantastiche che amano attirare l'attenzione degli altri.

Amano ciò che è novità e hanno una intelligenza rapida nell'inquadrare le situazioni.

Possiedono un temperamento concreto ma si devono scegliere un'attività che li entusasmi veramente onde potersi applicare con partecipazione ed interesse.

In amore, il Puma è sostanzialmente fedele, ma non disdegna le avventure.

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FALCO ROSSO

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21 Marzo - 19 Aprile
[dal 21/03 al 31/03: Luna dei Venti]
[dal 1/04 al 19/04: Luna dei Germogli]

Il Falco rosso è il simbolo delle grandi avventure e del coraggio.

Il nato sotto questo segno non ama i compromessi e può apparire una persona scomoda.

Questo non le impedisce di essere come è e di proseguire il suo "volo" verso le vette sempre più alte.

I nati sotto questo segno, non sono assolutamente attratti dalle persone troppo sognatrici o eccessivamente romantiche.

Puntano al sodo per cui il loro eros così pragmatico ha sollecitazioni positive unicamente con partners che poco concedono ai sentimentalismi.

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CASTORO

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20 Aprile - 20 Maggio
[dal 20/04 al 30/04: Luna dei Germogli]
[dal 01/05 al 20/05: Luna della Semina]

I nati sotto il segno del Castoro, sono persone sistematiche e perseveranti, adatte a svolgere un lavoro un po' metodico.

Apparentemente flemmatici e molto riservati, hanno un modo tutto loro, molto intelligente, di approcciarsi alle situazioni, senza lasciar trasparire i pensieri più intimi.

La più alta qualità è la tenacia, che gli permette di prefissarsi una meta e poi raggiungerla, anche con cocciutaggine se occorre.

In amore, risultano romantici e sensibili, in grado di soddisfare anche i partner più esigenti.

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CERVO

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21 Maggio - 20 Giugno
[dal 21/05 al 31/05: Luna della Semina]
[dal 01/06 al 20/06: Luna della Rosa]

Simbolo della curiosità e dell'intelligenza, il nato sotto il segno del Cervo è una persona molto dinamica, in perenne movimento, portato a vivere sempre nel presente in maniera attiva e con grande energia.

Ama il contatto con gli altri e gli scambi con le persone.

In amore, il Cervo è dotato di forte carica sessuale, pregio che unito all'esuberanza, fà del nato sotto questo segno, un partner molto attraente.

Il suo eros vivace e, anche, impulsivo, regala brio e senso ai suoi rapporti.

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PICCHIO

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21 Giugno - 22 Luglio
[dal 21/06 al 30/06: Luna della Rosa]
[dal 01/07 al 22/07: Luna del Caldo]

E' il simbolo del cuore e dello scorrere della vita.

Il Picchio risulta essere un individuo estremamente sensibile ed emotivo, vulnerabile, contemplativo e amante del silenzio.

Il suo essere così, lo porta ad apparire talvolta un pò discontinuo nei rapporti sentimentali.

Alterna infatti momenti di indiferrenza e apatia a grandi slanci di partecipazione.

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STORIONE

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23 Luglio - 22 Agosto
[dal 23/07 al 31/07: Luna del Caldo]
[dal 01/08 al 22/08: Luna della Raccolta]

Lo Storione, dominatore e re delle acque, incarna la forza delle emozioni.

Apparentemente estroverso, ha bisogno di continue sollecitazioni e si mette in risalto per la sua fervida curiosità e per la puntuale presenza in primo piano.

Adora le novità e... detesta tutto ciò che è routine.

In amore, tuttavia, tende all'immobilismo, rischiando così di non conoscere le molteplici sfacettature insite in un rapporto.

La donna Storione, generalmente, è dotata di grande bellezza, straordinario carisma e molto fascino.

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ORSO

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23 Agosto - 22 Settembre
[dal 23/08 al 31/08: Luna della Raccolta]
[dal 01/09 al 22/09: Luna della Caccia]

Simbolo dell'equilibrio e della serenità, è un segno dotato di grande senso pratico, che lo rende in grado di capire come è meglio muoversi.

L'Orso è portato ai lavori che richiedono grande costanza e molto impegno, ha forti intuizioni anche verso le persone che incontra.

Spesso riesce ad analizzarle, anche attraverso i loro gesti, e ad intuire il loro cammino di vita.

In amore ama le situazioni semplici, senza eccessivi coinvolgimenti: evita quindi i rapporti eccessivamente conflittuali, le persone troppo problematiche o le situazioni "nebbiose" poco chiare.

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CORVO

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23 Settembre - 23 Ottobre
[dal 23/09 al 30/09: Luna della Caccia]
[dal 01/10 al 23/10: Luna della Foglia che cade]

Segno dell'ottimismo e dell'ebbrezza all'interno del nato sotto questo segno, convive un dualismo creato da due temperamenti opposti: uno estremamente sensibile e delicato, l'altro molto esuberante che lo induce ad avere scambi continui con l'ambiente che lo circonda.

Insomma a volte è aperto e spontaneo, a volte schivo ed ermetico.

In amore, dopo una fase iniziale di slancio, entra in una seconda fase dove tutto viene ben pesato, le emozioni sono poste sotto controllo e vissute molto interiormente, con discrezione.

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SERPENTE

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24 Ottobre - 21 Novembre
[dal 23/10 al 31/10: Luna della Foglia che cade]
[dal 01/11 al 21/11: Luna del Gelo]

Segno di forte sensibilità identifica una persona dotata di fervida immaginazione, perseveranza e in grado di puntare sulle proprie attitudini per realizzare progetti anche estremamente complessi.

Nulla viene lasciato al caso, ogni mossa è sempre ben ragionata, per poter giungere all'obiettivo finale.

In amore è sensuale, passionale, anche affettuoso... insomma affascinante ed irresistibile.

Vive i suoi rapporti come una continua luna di miele.

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ALCE

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22 Novembre - 21 Dicembre
[dal 22/11 al 30/11: Luna del Gelo]
[dal 01/12 al 21/12: Luna della Lunga Notte]

Chi è nato sotto il segno dell'Alce risulta una persona assai piacevole, dotata di grande coraggio, espansiva e molto dinamica.

Il nativo dell'Alce ha uno spirito intraprendente: adora fare lunghi viaggi, anche in solitaria, visitare luoghi comunque poco frequentati dal turismo di massa.

Ama, infatti, scoprire usi e costumi locali possibilmenti insoliti e stravaganti.

In campo sentimentale vive storie d'amore molto intense, eccitanti e travolgenti anche se, spesso, purtroppo brevi.

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Curiosità


I Nativi Americani dividevano l'anno non in 12 mesi, ma in 12 lune, che indicavano con diversi simboli e nomi, eccoli qua:

- GENNAIO: Luna della Neve
- FEBBRAIO: Luna della Purificazione
- MARZO: Luna dei Venti
- APRILE: Luna dei Germogli
- MAGGIO: Luna della Semina
- GIUGNO: Luna della Rosa
- LUGLIO: Luna del Caldo
- AGOSTO: Luna della Raccolta
- SETTEMBRE: Luna della Caccia
- OTTOBRE: Luna della Foglia che cade
- NOVEMBRE: Luna del Gelo
- DICEMBRE: Luna della Lunga Notte

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fonte:http://www.internetsavona.com/oroscopo/indiani


Edited by silvanapat - 8/2/2008, 12:55
 
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silvanapat
view post Posted on 8/2/2008, 16:05




continua......................

PILLOLE DI SAGGEZZA

FONTE: https://digilander.libero.it/powathan/frasi.htm

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CI FU UN TEMPO IN CUI IL NOSTRO POPOLO COPRIVA LA TERRA TANTO QUANTO LE ONDE DI UN MARE INCRESPATO DAI VENTI COPRIVANO I LORO FONDALI COPERTI DI CONCHIGLIE.

ORA, PERO' QUESTO TEMPO E' PASSATO E DA MOLTO.
E CON ESSO E' SVANITA ANCHE LA POTENZA E LA FORZA DI QUESTE TRIBU'.
OGGI QUESTE COSE SONO TRISTI RICORDI E BASTA (Seattle)

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DA QUANDO SIAMO STATI CONDOTTI IN QUESTA RISERVA, IL MIO POPOLO HA DOVUTO MORIRE DI FAME.

TU NON PUOI PIU' MINACCIARE SOLO CON LA PAURA DELLA FAME.

IERI HO VISTO BAMBINI DISPERATI CHE MANGIAVANO ERBA.

VUOI PORTARE VIA ANCHE L'ERBA DA MANGIARE A QUESTI BAMBINI? (Piccolo Lupo)
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CHE COS'E' LA VITA?
LO SFAVILLARE DI UNA LUCCIOLA NELLA NOTTE,IL RESPIRO SBUFFANTE DI UN BISONTE NELL'INVERNO, LA BREVE OMBRA CHE SCORRE SOPRA L'ERBA E SI PERDE DENTRO IL SOLE (Piede di Corvo)

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LUNGO IL CAMMINO DELLA VOSTRA VITA FATE IN MODO DI NON PRIVARE GLI ALTRI DELLA FELICITA'.
EVITATE DI DARE DISPIACERI AI VOSTRI SIMILI, MA AL CONTARIO, VEDETE DI PROCURARE LORO GIOIA OGNI VOLTA CHE POTETE! (Proverbio Sioux)
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VOI VI DIFFONDETE COME OLIO SULLA SUPERFICIE DELL'ACQUA, NOI CI SCIOGLIAMO COME NEVE SOTTO IL SOLE DI PRIMAVERA.

NOI NON IMPARIAMO LA VOSTRA ARTE, COSI' CHE IL POPOLO DEI PELLEROSSA E' PERDUTO E I SUOI GIORNI SONO CONTATI (Piccola Tartaruga)

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NOI SIAMO DISARMATI.

COMUNQUE SIAMO DISPOSTI A DARVI CIO' CHE CHIEDETE A CONDIZIONE CHE VOI VENIATE A NOI IN PACE E NON CON SPADE E FUCILI, COME SE STESTE ANDANDO IN GUERRA CONTRO UN NEMICO (Powathan)

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IL MIO CUORE E' PIENO DI CRUCCI, QUANDO IO GUARDO ME STESSO E QUANDO VEDO IL MIO POPOLO, NELLA SUA ATTUALE SITUAZIONE.

UNA VOLTA UN POPOLO UNITO E PIENO DI POTENZA, ORA DISPERSO E DEBOLE.
LA SITUAZIONE DELLA MIA GENTE MI RIEMPE DI ANGOSCIA. (Giacca Rossa)
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RISPARMIATE DONNE E BAMBINI!

NON SONO LORO QUELLI CONTRO I QUALI STIAMO CONDUCENDO LA GUERRA E USIAMO IL COLTELLO DA SCALPO.

NOI COMBATTIAMO CONTRO GLI UOMINI.

E VOGLIAMO COMPORTARCI DA UOMINI. (Osceola)

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IO NON HO MAI RIVENDICATO IL DIRITTO DI POTER FARE CON LA TERRA QUELLO CHE RITENGO GIUSTO.

L'UNICO CHE HA UN TALE DIRITTO E' COLUI CHE L'HA CREATA. (Capo Giuseppe)
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DARE LA DIGNITA' ALL'UOMO E' ALL'ORIGINE DI TUTTE LE COSE. (Proverbio nativo)
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SIETE GIUNTI NELLA NOSTRA TERRA E SIETE STATI ACCOLTI AMICHEVOLMENTE..

CI FIDAVAMO DEL FATTO CHE ERAVAMO FRATELLI E CHE VOI ERAVATE STATI ACCOLTI COSI' COME NOI VI AVEVAMO ACCOLTO (Mangas Coloradas)
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QUANDO AL MATTINO TI SVEGLI, RINGRAZIA IL TUO DIO PER LA LUCE DELL'AURORA, PER LA VITA CHE TI CHE HA DATO E PER LA FORZA CHE RITROVI NEL TUO CORPO.

RINGRAZIA IL TUO DIO ANCHE PER IL CIBO CHE TI DA' E PER LA GIOIA DELLA VITA.

SE NON TROVI UN MOTIVO PER ELEVARE UNA PREGHIERA DI RINGRAZIAMENTO, ALLORA VUOL DIRE CHE SEI IN ERRORE (Tecumseh)
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IL SOLE SI LEVA.

BRILLA PER LUNGO TEMPO.

TRAMONTA.

SCENDE ED E' PERSO.

COSI' SARA' PER GLI INDIANI..

PASSERANNO ANCORA UN PAIO DI ANNI E CIO'CHE L'UOMO BIANCO SCRIVE NEI SUOI LIBRI SARA' TUTTO CIO' CHE SI POTRA' ANCORA UDIRE A PROPOSITO DEGLI INDIANI. (Geronimo)
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NON CONOSCO ALCUNA SPECIE DI PIANTA, UCCELLO O ANIMALE CHE NON SI SIA ESTINTA DOPO L'ARRIVO DELL'UOMO BIANCO.

L'UOMO BIANCO CONSIDERA LA VITA NATURALE DEGLI ANIMALI COME QUELLA DEL NATIVO SU QUESTO CONTINENTE: COME UN FASTIDIO.

NON C'E' ALCUN TERMINE NELLA NOSTRA LINGUA CON IL SIGNIFICATO DI "FASTIDIO" (Orso in piedi)

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silvanapat
view post Posted on 8/2/2008, 16:22




Le comunicazioni

I segnali di fumo

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Apparivano dal nulla e si trovavano di fronte, senza sapere altro che le proprie intenzioni nei confronti dell’altro.

E spesso non parlavano la stessa lingua.

Gli indiani avevano bisogno di comunicare, di farsi capire da chi non apparteneva alla stessa banda o alla stessa tribù.

Un incontro casuale lungo una pista o in una foresta poteva anche finire in tragedia se non si chiarivano gli intenti velocemente.

Ogni tribù parlava la propria lingua che poteva essere compresa solo dai membri di quella tribù.

Come si poteva comunicare se non si conosceva la lingua di una tribù?

Comunicare era molto importante, per esempio quando si praticava il baratto o quando si conducevano trattative per la pace.

Ecco dunque un fiorire di mezzi di comunicazione pratici, semplici e per nulla tecnologici.

Il più famoso tra tutti è senz’altro il linguaggio dei segni. Era universalmente noto e tutti lo capivano.

Bastava un sapiente articolare mani, braccia e dita per far capire chiaramente a qualunque altro indiano alcuni concetti elementari e, talvolta, qualcosa di più.

Il linguaggio dei segni comprendeva quasi 400 gesti, uno differente dall’altro.

Per comunicare in questo modo gli indiani avevano bisogno - come si è detto - di entrambe le mani e le braccia, così come di tutte le dita.

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Così gli indiani potevano comunicare per ore e ore tutti insieme anche se non conoscevano la lingua degli altri.

Il linguaggio dei segni era anche molto utile durante la caccia e sul campo di battaglia perchè in questo modo un indiano poteva farsi capire dai suoi compagni senza usare la voce e farsi sentire così dal nemico.

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Questo quando per parlare si stava abbastanza vicini.

Come facevano gli indiani a scambiarsi informazioni a distanza?

In questi casi utilizzavano altri sistemi, tra cui i famosissimi segnali di fumo, visibili anche da molto lontano.

Questo metodo è stato reso famoso dai film western e dai fumetti che ne hanno ampliato la reale portata.
In realtà con il fumo era possibile trasmettere concetti elementari, come l’arrivo di amici o di nemici.

Poco altro.

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Il telegrafo indiano

Gli indiani accendevano stoppie o sterco di bisonte e quando il fuoco partiva lo coprivano parzialmente con erba o frasche verdi; poi le fiamme venivano soffocate con una coperta finchè quest’ultima non veniva improvvisamente tolta dal fuoco.

Con le colonne di fumo che si alzavano era possibile inviare notizie ad una tribù anche attraverso la grande prateria.

In base a quanto tempo la coperta rimaneva sulle fiamme gli indiani creavano forme diverse di colonne di fumo e con questo metodo inviavano i loro messaggi.

Il fuoco veniva alimentato in continuazione e la coperta fungeva da oggetto segnalatore, era grazie a come veniva usata, sventolata sopra le fiamme o lasciata sul fuoco che i messaggi venivano realizzati.

Oltre a questo mezzo di comunicazione, l’Indiano usava i segnali eseguiti con le coperte, quelli determinati dal movimento del cavallo e del cavaliere, quelli con gli specchi.

Tutti questi mezzi erano talmente collaudati e conosciuti dalla gran parte delle tribù indiane che si potevano trasmettere informazioni importanti e ben dettagliate senza emettere un solo suono.

Si poteva comunicare, ad esempio, la distanza e la consistenza di una mandria di bisonti facendo muovere il cavallo in determinate direzioni e con precise mosse.

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Anche gli Americani adottarono i linguaggi muti degli Indiani delle pianure, non solo per comunicare con i Nativi, ma anche per «parlare» tra di loro, quando la distanza o la situazione non permettevano scambi di informazioni a voce o per iscritto.

Non solo.

Molte denominazioni geografiche portano ancora oggi nomi indiani: valga per tutte l’esempio di molti Stati americani che hanno nome indiano come, ad esempio, Oklahoma «il popolo rosso», Missouri «il grande fiume», Mississippi «il grande fangoso», Texas «amici», Idaho «salve», e molti altri ancora.

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Gli Apache fino al 1938 erano considerati una sorta di popolo spauracchio, terribile e selvaggio, il popolo di ribelli come Geronimo.

Con questo libro Lockwood ebbe il grande merito di spazzare via gran parte di quelle dicerie antiche e false, ristabilendo in maniera definitiva la realtà storica di una grande nazione pellerossa abituata a convivere con la severità di un clima che faceva spaventare i bianchi e con un territorio che a un’occhio disattento poteva sembrare povero di ogni cosa.

Nella storia degli Apache c’è tutta la verità e ci sono tutte le grandi imprese compiute dai capi più famosi come Geronimo, Ulzana, Mangas Coloradas, Cochise e tanti altri.

Autore: Frank Lockwood

Editore: Rusconi editore

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Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare di Geronimo.

Ebbene, in questo libro si può leggere la storia di questo grande condottiero Apache che mise in scacco per anni e anni gli eserciti di Stati Uniti e Messico spesso coalizzati contro la sua gente al punto da imporre taglie in cambio di scalpi indiani di uomini, donne o bambini.

Geronimo stesso, ormai prigioniero, ha dettato la sua storia che è anche storia di gran parte del popolo Apache della seconda metà del 1800.

Il libro è notevole perché impone una narrazione basata non sulla cronologia degli eventi, ma sugli argomenti.

Oltre ai racconti delle guerre atroci con gli invasori, Geronimo dedica molto spazio alle tradizioni più autentiche del suo popolo e alla esperienza nelle riserve, al confino, lontano dai suoi territori nativi.

Autore: Geronimo e AA. VV.

Editore: Rusconi Editore

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Geronimo in una rara fotografia

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fonte: http://www.farwest.it/

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Edited by silvanapat - 8/2/2008, 17:12
 
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silvanapat
view post Posted on 8/2/2008, 21:07




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Le malattie dei bianchi contro gli indiani

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Nel corso dei lunghi decenni di guerre indiane che caratterizzarono la conquista del west da parte delle popolazioni bianche, un’ampia parte nel ridurre le ribellioni dei popoli nativi la fecero le malattie europee.

Il contatto con i bianchi, infatti, non portò agli indiani solamente lo spostamento forzato di decine e decine di tribù da un posto ad un altro e poi ad un altro ancora; portò anche la spettacolare diffusione di numerose malattie che gli indiani non erano in grado di fronteggiare.

Per comprendere meglio la portata di quel che stiamo sostenendo, è importante sottolineare che studi piuttosto accreditati hanno stimato che le morti per malattie di origine europea tra gli indiani siano state da due volte e mezzo a cinque volte di numero superiore a quelle causate da eventi guerreschi.

A causa del diffondersi di malattie sparirono intere tribù, incapaci com’erano di comprendere il perché delle morti stesse e ignoranti quanto ai metodi di cura.

Potrebbe bastare citare la quasi completa sparizione del ceppo Mandan del corso superiore del Missouri (da 1600 individui a poco più di 100), causata da una terrificante epidemia di vaiolo nel 1837 per far capire la portata di certi eventi.

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La mappa della diffusione delle malattie in Nord-America


Il vaiolo fu portatore di sempre nuove tragedie, nonostante si fosse perfettamente in grado di intervenire con vaccinazioni di massa.

Questa malattia si presentava sempre in forma di epidemia e, di solito, nessun bianco era in grado di intervenire, né spesso ne aveva alcun interesse.

Tra il 1837 ed il 1870 il vaiolo visitò le tribù delle pianure per ben quattro volte ed in nessun caso si riuscì ad arginare il danno.

Gli stessi indiani, fiaccati dalla malattia e resi insofferenti dall’alto numero di vittime, non accettavano aiuti dai bianchi.

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Indiani morenti a causa del vaiolo

L’avanzata dei bianchi portava con sé numerose malattie che si affiancavano al terribile vaiolo.

Erano il tifo, la scarlattina, l’influenza, il morbillo, il colera e tantissime altre. Persino le malattie veneree fecero la loro comparsa.

Una volta che un gruppo veniva colpito da una malattia ed iniziava a subirne pesantemente i danni, esso si spostava, fuggendo idealmente dal male, ma questo atteggiamento, purtroppo, provocava una più ampia diffusione della malattia tra altri gruppi coi quali il primo finiva per incontrarsi.

La diffusione delle malattie era talvolta indotta da persone senza scrupoli, al fine di decimare certi gruppi tribali, senza doversi impegnare in lunghe e costose lotte armate.

Non esistono prove certe se non in alcuni casi, quale quello delle coperte infettate col vaiolo al tempo della Guerra di Pontiac.

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I medicine men non sempre riuscivano a guarire i malati

La guerra alle malattie era persa in anticipo, naturalmente, ma i suoi effetti non si limitavano all’inaccettabile numero di morti nelle tribù; si dovevano mettere in conto anche i grandi cambiamenti culturali e religiosi a cui gli indiani andavano incontro con la quasi completa delegittimazione dei guaritori e dei “sacerdoti”.

A volte accadevano fatti che si rivelavano autentici boomerang per i bianchi. E’ il caso della perdita di credibilità degli indiani che promuovevano buoni rapporti con i bianchi tra le proprie genti.

Le malattie e le morti con cui queste si accompagnavano causavano anche cambiamenti della sfera di controllo che le tribù esercitavano sul territorio ed i gruppi che erano stati ridotti di numero finivano persino per essere maggiormente esposti alle azioni guerresche delle tribù rivali o dei bianchi.


2 Febbraio 2008 | Scritto in Storia del West

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silvanapat
view post Posted on 9/2/2008, 09:02




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Visse nello stesso periodo di Toro Seduto, del quale era più giovane, e con lui condivise gli ultimi anni di libertà dei Sioux nel nord ovest americano tra una caccia al bisonte e all’antilope e una battaglia con i nemici giurati Crow.

Purtroppo i bianchi volevano tutto e, nonostante i trattati, spingevano per la guerra e a frotte penetravano nel territorio delle tribù Sioux del nord.

Il Grande Spirito aveva deciso che Cavallo Pazzo sarebbe stato il leader guerriero di questi Sioux che i bianchi, spudoratamente, chiamavano “ostili”.

E da vero leader Cavallo Pazzo seppe condurre a tante vittorie il suo popolo, compresa quella definitiva contro Custer nel 1876, anche se la resa dei Sioux sarebbe ritardata di poco.

Cavallo Pazzo morì in riserva a soli 33 anni, ammazzato (come Toro Seduto) con una scusa banale.


Autore: Mari Sandoz

Editore: Rusconi Editore

Pregi: Un Cavallo Pazzo da epopea; ha fatto storia. Fa parte di un’ottima collana

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Questo è uno dei più bei libri sui pellerossa e sul vecchio west.

E’ stato scritto da un giornalista italiano che vive e lavora negli Stati Uniti “e questo è buono”.

Vittorio Zucconi, questo è il suo nome, ha saputo conquistare la fiducia della tribù del grande condottiero Sioux Cavallo Pazzo e ha ottenuto il permesso di parlarne dopo aver consultato montagne di documenti perlopiù non accessibili a tutti.

Ne è risultato uno splendido libro biografico che non ha pari anche per via della forma romanzata con la quale l’autore ci racconta le vicende di Cavallo Pazzo e dei suoi Sioux Oglala, fino all’epilogo della battaglia del Little Big Horn e della successiva breve fuga e infine la cattura e la chiusura nella riserva dove sarà ammazzato .

Da non perdere, si trova anche in edizioni economiche e presso il Club degli Editori.

Autore: Vittorio Zucconi
Editore: Mondadori Editore
Pregi: Documentatissimo, grazie all’aiuto fornito dagli Oglala Sioux. Prosa scorrevole e avvincente

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Parole di Cavallo Pazzo

Cavallo Pazzo, Sioux

“Abbiamo bisogno di una grande visione, e l’uomo che l’avrà deve seguirla come l’aquila segue il profondo blu del cielo.

Io ero ostile all’uomo bianco… preferivamo la vita di caccia alla vita di inutilità nelle riserve.

Durante quei tempi non avevamo cibo a sufficienza e non potevamo cacciare.

Tutto quello che volevamo era la pace ed essere lasciati soli.

Arrivarono i soldati e distrussero i nostri villaggi.

Poi arrivò Custer…

Dissero che noi lo massacrammo, ma egli voleva fare la stessa cosa con noi. Il nostro primo impulso fu di fuggire ma fummo circondati e dovemmo combattere.”

Noi non abbiamo chiesto a voi uomini bianchi di venire qui.

Il Grande Spirito ci diede questa terra perché ne facessimo la nostra casa.

Voi avevate la vostra.

Non abbiamo interferito con voi.

Il Grande Spirito ci affidò un grande territorio per viverci, e bufali, cervi, antilopi e altri animali.

Ma voi siete arrivati; state rubando la mia terra, state uccidendo la nostra selvaggina rendendoci difficile la sopravvivenza.

Ora ci dite di lavorare per mantenerci, ma il Grande Spirito non ci creò per faticare, bensì per vivere di caccia.

Voi uomini bianchi siete liberi di lavorare, se volete.

Noi non vi ostacoliamo, e ancora chiedete perché non ci civilizziamo.

Non vogliamo la vostra civiltà!

Vogliamo vivere come i nostri padri e come i padri dei nostri padri.

(Morendo) Di alla gente che non dipende più da me adesso!

Non ero ostile all’uomo bianco.

I bisonti ci fornivano cibo e pelli per vestirci; preferivamo la caccia piuttosto che l’ozio, le liti o le gelosie, e i frequenti periodi di fame passati nelle riserve.

Ma Volpe Grigia (il Generale Crook) comparve tra la neve ed il freddo pungente e distrusse il mio villaggio.

Saremmo tutti morti di freddo e di fame se non fossimo riusciti a riprendere i nostri cavalli.

Poi fu la volta di Lunghi Capelli (Custer).

Dicono che lo abbiamo massacrato, ma sarebbe stato lui a sterminarci se non ci fossimo difesi e battuti fino alla morte.

Non si vende la terra sulla quale la gente cammina.

fonte: http://www.farwest.it

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lavori sulla montagna per il monumento a Cavallo Pazzo

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fonte: http://www.crazyhorse.org

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Il monte Rushmore dista 64 miglia (102 km) da sturgis o 24 (38 km) da Rapid City.
La visita più bella si fa al mattino prestissimo quando la luce sui volti contrasta molto sul resto della roccia scura, e non c'è la folla di turisti.
lo scultore fu Gutzon Borglum, che iniziò l'impresa nel 1927.

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Questa è in memoria del grande Cavallo Pazzo.

Il monumento visto prima raffigurava i 4 padri fondatori dell'america, questo raffigura l'altro polo dell'epopea: il grande sconfitto della conquista del Wild West, segnato dalle guerre indiane.

Cavallo Pazzo, tardivamente riabilitato, capo carismatico dei Pellerossa, mistico, a 35 anni trafitto da una baionetta di un Soldato Blu, da inerme prigioniero.

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lo scultore Korczak Ziolkowski, ideatore e artefice per anni dell'opera qui ritratto insieme alla moglie Ruth, che con i figli prosegue la realizzazione dopo la morte del marito.

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Edited by silvanapat - 9/2/2008, 10:11
 
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silvanapat
view post Posted on 10/2/2008, 16:30




Native American World

[IMG] [/IMG]

e per chi avesse problemi:http://it.youtube.com/watch?v=x8SowFKX3ek

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pandispagna
view post Posted on 11/2/2008, 00:56




COMPLIMENTI !!!!!!! Molto bello!!!!!

purtroppo la natura umana a volte è peggiore del peggiore istinto animale

che però è dettato dalla legge della soppravivenza o dalla fame!!!

noi col "dono" della Ragione purtroppo agiamo peggio degli animali e la storia non finisce mai!!!

ancora adesso nel mondo ci sono popoli a rischio di estinzione

per colpa di un altro popolo che si ritiene superiore

e non si capisce a che titolo !!!!!

 
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view post Posted on 11/2/2008, 15:45
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La felicità è come una farfalla:dura il tempo di un battito d'ali

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:022.gif: questo video è bellissimo!! grazie silvana!! hai ragione quando hai detto che le immgini ricordano i ns lvori di grafica.
Sai il primo contest di grafica che facemmo fu proprio sugli indiani d'america
guarda QUI troverai tutti i lavori

stupenda la musica...è tratta dai cd degli Enigma dove per l'appunto all'epoca cantava anche Enya.

Ti faccio i complimenti per questa stupenda discussione!! è una vera chicca! penso introvabile per come è strutturata! :wub: un grazie di cuore per questo gran regalo che stai facendo a tutti noi!
grazie silvana! :025.gif: sei una GRANDE!! :022.gif:
 
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pieraim
view post Posted on 11/2/2008, 16:36




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Adesso oso anch'io aggiungere i miei complimenti per questa bellissima e super esauriente discussione ^_^ avevo timore di rovinarla :P
La storia dei Nativi d'America mi ha sempre appassionata e ho sempre letto tutto il possibile su di loro. Inutile dire che sto dalla loro parte :wub:
Mi piace molto la loro cultura, apprezzo la loro saggezza e mi rammarico per le sofferenze che hanno subito dagli uomini "bianchi" che non si sono certamente dimostrati superiori nei loro confronti . :sick:

 
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51 replies since 5/2/2008, 16:34   119085 views
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