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Andare a gonfie vele
L'espressione marinaresca, che significa "navigare sfruttando tutte la forza del vento", è passata nell'italiano colloquiale, dove viene adoperata per descrivere una situazione in cui tutto sta andando per il meglio.
La locuzione deriva forse dall'analoga espressione latina pleno velo, usata per esempio da Publio Virgilio Marone nell'Eneide (libro I verso 401).
Di significato simile sono frasi come: andare a vele spiegate, con il vento il poppa.
Andare a letto con le galline
Le galline, come molti animali diurni, seguono il sole.
Andare a letto con le galline significa dunque letteralmente andare a letto al tramonto, per estensione andare a letto molto presto.
Andare a ramengo
Significa perdersi, fallire nei propri scopi.
Deriva verosimilmente dalla forma poetica "andare ramingo" (solo, senza una meta, allontanato da tutti, povero e disperato) ereditata probabilmente dall'italiano volgare dell'alto medioevo.
Andare a zonzo
Non si conosce esattamente l'origine etimologica della parola "zonzo", che alcuni vorrebbero derivata dal suono che emettono le mosche durante il loro volo notoriamente irregolare ed imprevedibile.
Dovrebbe quindi essere solo una forma onomatopeica.
In ogni caso, ha il significato di "girare senza meta", anche solo per divertimento.
Andare in tilt
Andare in tilt significa andare in confusione ed è una frase fatta nata in tempi relativamente recenti, quando cominciarono ad apparire in Italia i flipper.
Questi antenati dei videogiochi venivano sollecitati con spinte nel tentativo di dare alla biglia un percorso diverso, ma reagivano a un eccesso di sollecitazioni andando appunto in tilt, ovvero non rispondendo più ai comandi e provocando la perdita della partita.
Appendere (le scarpe) al chiodo
L'espressione, usata spesso in ambito sportivo, significa "ritirarsi dall'attività agonistica".
Può essere anche estesa al membro di una qualsiasi categoria professionale che decida di ritirarsi.
Le "scarpe" in questi casi sono sostiuite da un analogo "ferro del mestiere"; ad esempio, un ciclista appenderà la bicicletta al chiodo; un pattinatore appenderà i pattini; ecc. ecc..
Astratti furori
"Io ero, quell'inverno, in preda ad astratti furori.
Non dirò quali, non di questo mi sono messo a raccontare.
Ma bisogna dica ch'erano astratti, non eroici, non vivi; furori, in qualche modo, per il genere umano perduto".
Il celebre incipit del romanzo "Conversazione in Sicilia" di Elio Vittorini ha dato vita a una formula molto usata nella lingua italiana.
Essere in preda ad astratti furori può significare perdersi in ragionamenti eccessivamente complessi; oppure (secondo un'interpretazione più prossima a quella del testo di Vittorini), ripiegarsi in una contemplazione indignata dei problemi concreti della società, senza individuare un modo per risolverli.
Attaccarsi al tram
L'espressione trova la sua origine in una vecchia abitudine dei passeggeri ritardatari, che si aggrappavano alle strutture esterne del tram per non perderlo.
Oggi l'espressione è utilizzata in senso figurato per indicare la situazione di chi si vede costretto a rinunciare a un obiettivo, per non aver fatto il possibile per raggiungerlo in tempo (per esempio, chi è arrivato tardi ad un impegno ed è costretto a rinunciarvi o perdere il proprio turno).
Avanti tutta
Locuzione marinaresca, che significa letteralmente "viaggiare dando ai motori della nave (o barca, motoscafo, etc. ) la potenza massima, per andare il più veloce possibile".
Si adopera per chiedere a chi ci ascolta di impegnarsi al massimo e nel minor tempo possibile.
Avere la coda di paglia
"Sapere di aver sbagliato".
L'espressione è derivata da un proverbio: "chi ha la coda di paglia, ha sempre paura che gli pigli fuoco". Una persona con "la coda di paglia" si aggira tra gli altri con sospetto, per il timore che qualcuno noti le sue colpe o i suoi difetti.
continua...............
Edited by silvanapat - 19/2/2008, 15:58
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