Bufera su proposta Policlinico Milano
Sta suscitando un vespaio di polemiche la proposta dell'ematologo Paolo Rebulla di utilizzare campioni del tessuto dei feti abortiti per la ricerca. Il progetto è stato bocciato dal comitato di bioetica del Policlinico di Milano, dove era stato presentato. Il professor Rebulla intende costituire una banca di cellule fetali provenienti da aborti spontanei e voluti. Secondo gli oppositori in questo modo si incentiverebbero le interruzioni di gravidanza.
La proposta di Rebulla è come benzina sul fuoco nel dibattito sull'applicazione della legge 194 sull'interruzione di gravidanza. Secondo il comitato di biotica dell'ospadale milanese, "Il rischio è che la donazione possa venire considerata dalle donne una sorta di compensazione del disvalore morale legato alla scelta di abortire".
Rebulla è comunque deciso ad andare avanti. "Istituiremo la figura dell'honest broker, un garante superpartes del rispetto dei diritti della donatrice e dell'adempimento dei doveri del ricercatore, come già avviene all'Università di Pittsburgh — dice il direttore del Centro di medicina trasfusionale e delle terapie cellulari del nosocomio di via Sforza -. Sarà esclusa, poi, ogni possibilità di utilizzo commerciale dei prodotti abortivi".
L'obiettivo di Rebulla, a capo di una struttura che dal 2005 è una delle biobanche più importanti d'Italia, ricavare cellule staminali fetali da crioconservare. L'impegno dei ginecologi - assicurano dal Policlinico - è di compromettere il meno possibile il feto. E sarà prevista un'apposita struttura organizzativa, denominata "segreteria delle cellule staminali del servizio per la legge 194".
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