Eccomi qui, dopo quattro settimane di tirocinio, a condividere con voi la mia esperienza.
Ho avuto l'onore e il privilegio di lavorare con una delle equipe per le cure palliative più valida sul territorio genovese.
Sono pochi, ancora, e combattono per i finanziamenti, per i tagli, ma non si arrendono, si arrangiano come meglio possono, gestiscono le risorse in modo egregio e nonostante le difficoltà dedicano tanto, ma tanto del loro tempo ad ogni paziente.
Parlandone con le gente mi rendo conto di quanto poco, questo servizio d'eccellenza, sia conosciuto e valorizzato. Alcuni, forse troppi medici, ne parlano come di un "somministrare due pastigliette" a dei morenti, ma in verità non comprendono quello che sta dietro le due pastigliette e cosa lo muove. E' un profondo rispetto per vita e la morte.
Ogni accesso domiciliare è indispensabile certo per la somministrazione della terapia contro il dolore, ma altrettanto indispensabile è il rapporto umano che raramente tra il medico e il paziente si instaura, e di cui il paziente ha estremo bisogno. Ho sentito dire da alcuni che l'oncologo, in ospedale, gli ha detto di tornare pure a casa intanto lui non poteva fare più niente e quindi....(non c'era più niente da fare)...............................................e allora? quel tempo che ancora gli resta? che valore viene dato a questo periodo, che a volte può essere anche piuttosto lungo? perchè abbandonare un paziente in un momento così difficile della sua vita?
Ecco che, allora, per i fortunati che vengono segnalati già dall'ospedale, si attiva l'equipe delle cure palliative domiciliari in modo veloce ed efficiente.
Sono discreti angeli che entrano nel mondo della persona malata in silenzio e con tanto rispetto, li prendono per mano e li accompagnano nel loro fine vita. Sono attentissimi ai loro bisogni, sia fisici, psicologici, che sociali. si attivano perchè la vita residua del paziente non sia dominata dal dolore, in modo da rendere l'ultimo percorso dignitoso e ricco di sentimenti. Funzionano da mediatori tra i vari membri della famiglia, quando proprio tra di loro si nega l'evidenza e si impone un forte rifiuto alla malattia. Aiutano e supportano tutti.
Alle volte ricevono chiamate da persone che vogliono solo parlare.... è un susseguirsi di emozioni a volte talmente forti che si piange insieme, perchè se ne resta completamente sommersi.
Soprattutto quando la persona in questione è giovane e con ancora tanti desideri da esaudire, una famiglia da godere, una carriera ancora ai primi gradini......
Ho trovato dei professionisti dotati di una disponibilità raramente riscontrabile, li ho visti timbrare l'uscita dal lavoro e recarsi invece da qualcuno che aveva bisogno, restare quasi di routine oltre l'orario di lavoro, perchè se l'accesso al domicilio si prolunga, per bisogno, non puoi dire va bèh devo andare ho finito la giornata lavorativa.
Ho lavorato con il direttore/responsabile, che è..... "uno di noi"....nonostante sia un grande medico con un mare di specializzazioni, giovane , combattivo, disarmante per la sua semplicità, generosità, bontà d'animo, e assoluta convinzione verso i suoi ideali, condivisi da tutto il gruppo.
L'ho sentito ripetere e ripetere :-prendetevi il tempo per ascoltarli, sempre-
Mi ha insegnato tanto, soprattutto ad amare la vita più di quanto abbia mai fatto. A rispettarla, anche quando non cede il passo alla morte. Ad accettare la morte come naturale conseguenza alla vita, in qualunque momento essa decida di farsi avanti. E' un percorso lungo da fare ma le basi me le ha date, e spero di poter fare del mio meglio per donare qualcosa di me e di quello che ho imparato, ai miei vecchietti.
L'ultimo giorno mi ha detto che spera che porti sempre con me un po' di loro, io gli ho risposto che una parte di me loro me l'avevano già rubata e un pezzetto del mio cuore è rimasto in ogni domicilio che ho avuto il privilegio di visitare.
Se qualcuno fosse interessato ad approfondire.....
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