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I vini liguri

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pieraim
icon1  view post Posted on 17/9/2006, 13:03





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L'aspetto più interessante del panorama enologico ligure è la varietà che contraddistingue l'arco di costa ligure. Lungo i circa 270 km. che vanno da Ventimiglia a La Spezia abbiamo due stelle DOC di primissima grandezza: il Rossese ad un estremo (ponente) ed il Cinque Terre all'altro estremo (levante).

In mezzo vini sicuramente non meno importanti ma incorporati in aree DOC più estese come quella della Riviera Ligure di Ponente e quella della Colli di Luni. La Riviera ligure di ponente comprende l'Ormeasco, il Pigato ed il Vermentino. La Colle di Luni anch'essa un pregiato Vermentino.

Altre zone DOC sono Colline di Levanto (Colline di Levanto Bianco e Colline di Levanto Rosso), Golfo del Tigullio (Golfo del Tigullio Bianco e Rosso) e Val Polcevera (Bianchetta e Vermentino)

Il panorama vinicolo della Liguria offre una gamma di vini di buon valore ed ottima qualità, seppure con una limitata produzione a testimonianza comunque della bontà della lavorazione. Infatti da una produzione indiscriminata e non particolarmente curata si è passato negli ultima anni ad una lavorazione più curata ed focalizzata a fornire un prodotto di qualità, spesso a scapito della quantità.

Rossese Dolceacqua
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Colore rosso rubino tendente col tempo al granata. Sapore intenso e variabile da bottiglia a bottiglia. Retrogusto asciutto e corposo, adatto anche all’invecchiamento, dopo 4 o 5 anni accompagna meravigliosamente i piatti di cacciagione. E’ stato il primo dei vini liguri ad ottenere il Doc (Denominazione di origine controllata). Il vitigno è considerato autoctono anche se potrebbe avere un grado di parentela con i vini rossi francesi della regione del Bandol. I due vitigni hanno in comune lo stesso impianto dei vigneti "ad alberello", unico in Liguria.

Pigato di Albenga
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Vino d’origine forse greca che giunse in Liguria sulle asciutte colline della Piana di Albenga attraverso la Spagna e la Corsica. Resta incerta l’origine del nome anche se pare che derivi dalle pighe o macchie brune che caratterizzano gli acini dei grappoli maturi. E' un vino bianco che secondo la terra, la zona, l'esposizione, e la vinificazione assume colore, profumo, aroma e sapore cangianti. Tuttavia le sue caratteristiche generali si possono così riassumere: colore dorato pallido, brillante, trasparente con venatura verdognola se prodotto in zone distanti dal mare. Colore dorato brillante, vivo se prodotto vicino al mare. Profumo sempre intenso di erba e di bosco, di pini e di mare con settore lontanamente fruttato. Gusto: un aroma secco, intenso, caldo che inonda il cavo orale lasciando una persistente traccia di caldo.



Vermentino
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Il vitigno non tollera i rigori del freddo ed alligna soltanto nel clima temperato della costa. E' un vino dal colore dorato, limpido, lucente, con tendenza all'ambrato dopo un anno di bottiglia. Profumo delicato di agreste, con finale lievemente fruttato.

Gusto morbido, flessuoso,sereno e carezzevole. Una lieve abboccatura iniziale che si svolge con grazia in un vellutato amarognolo di fondo. Molto diffuso in Liguria e Sardegna si è a lungo ritenuto originario di entrambi le regioni. E' invece assodato che si tratta di una varietà di Malvasia approdata in Corsica dalla Spagna intorno al 1300. Dalla Corsica è poi giunto in Provenza dove è conosciuto come Malvoisie Gros Grains.



Cinque Terre
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E' forse il vino più famoso della Liguria ed il simbolo dell'enologia ligure. Ricco di una grande tradizione e di una buona notorietà anche oltre confine, è prodotto con uve Bosco (dal 60 al 100%) ed Albarola (da 0 a 40%). La zona di produzione consta di quattrocento ettari di terreno a fasce o balconate, spesso a strapiombo sul mare, compresa nei comuni di Monterosso, Vernazza e Rio Maggiore, tre delle 5 perle che danno il nome alla zona (le altre sono Corniglia e Manarola). L'Unesco ha dichiarato le Cinque Terre "Patrimonio dell'Umanità" a riconoscimento di un contesto ambientale unico al mondo.

Il vino risulta di colore giallo paglierino e di sapore fresco ed asciutto con un profumo delicato di erbe di campo ed un lieve sentore di salmastro. Si abbina favolosamente con piatti di pesce e con i primi piatti tipici della cucina ligure.

Ormeasco
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E' prodotto con uve dolcetto (dal 95 al 100%) ed altre uve locali a bacca rossa. E' di colore rosso rubino vivo con un intenso profumo vinoso ed un sapore asciutto e tannico. Il nome rivela a prima vista le sue origini. Ormea è infatti la prima località in territorio piemontese che si incontra dopo aver valicato il Colle di Nava. L'Ormeasco infatti altri non è che il Dolcetto piemontese ma il fatto di esser sceso sui territori accarezzati dal vento di mare lo ha reso diverso con una sua propria personalità. L'Ormeasco è un vino fondamentalmente da tutto pasto ma nella versione Superiore (invecchiamento di minimo un anno e gradazione alcolica superiore a 12,5°) accompagna egregiamente carni rosse ad arrosti.

Merita un discorso a parte lo Sciacchetrà, ormai difficilmente reperibile data la limitata produzione. Viene prodotto nell' intero territorio delle Cinque Terre e si sviluppa sulle tipiche “fasce” terrazzate. E' composto da tre vitigni: Bosco per il 60%, Vermentino ed Albarola, per il rimanente 40%. Se ne producono due tipi : secco e passito.
La versione secca si ottiene utilizzando la fermentazione malolattica e la barrique; ha colore giallo paglierino carico, con profumi marini e note aromatiche che sprigionano sensazioni di freschezza.
La versione passita, data la bassissima resa per ettaro, che e' di soli 25 quintali; necessita di una scrupolosa lavorazione in cantina e di un lento affinamento in bottiglia. Si ottiene, pero', un vino che, nelle migliori annate, regge il confronto con i migliori passiti in commercio.
Alla degustazione si presenta di colore giallo ambrato, intenso con una vasta gamma di profumi che vanno dalla frutta secca all' albicocca, dal miele allo speziato; morbido, dolce e sicuramente fine ed equilibrato.

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Lo Sciacchetrà è un vino rarissimo.
Giosuè Carducci lo descrisse come l'essenza di tutte le ebbrezze dionisiche, Giovanni Pascoli ne richiese l'invio di poche bottiglie "in nome della letteratura italiana" Gabriele D'annunzio lo descrisse come "profondamente sensuale".
Prima di loro ne parlarono Plinio, Boccaccio, Petrarca. ....
Lo sciacchetrà è un vino passito che racconta una storia lontana, la stessa origine del suo nome deriva probabilmente da "shekar", un termine semitico molto antico indicante delle bevande fermentate.
Ma il suo successo non deriva solo dalla sua storia affascinante ma dalle sue indubbie qualità.

Come si fà:
Si ricava da uve provenienti dal vitigno autoctono di bosco, con l'aggiunta di piccole quantità di arbarola e vermentino. Poste a passire almeno sino al primo novembre in ambiente asciutto e ventilato. Poi pigiato e lasciato fermentare per 21 giorni. Travasato e lasciato affinare per almeno un anno.

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Edited by pieraim - 17/9/2006, 14:25
 
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view post Posted on 17/9/2006, 23:43
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Grazieee Piera! :thumbup5wo.gif: :thumbup5wo.gif: ho letto con vero interesse questo tuo post. Molti vini della tua regione nn li conoscevo proprio se non il Vermentino e il Cinque Terre.

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....un po' di storia......Liguria e il Cinque Terre

Ancor prima dei tempi della Repubblica di Genova, i marinai della flotta lavoravano la terra solamente nei periodi di sbarco, e nelle cosiddette “fasce”, piccoli appezzamenti agricoli ricavati sulle balze retrostanti i villaggi di mare, impiantavano le barbatelle di vite raccolte nei punti più impensati delle coste mediterranee. Proprio da questa vocazione marinara, deriverebbe il grande numero di vitigni che ancora oggi caratterizzano la viticoltura della Liguria.
Dante, Boccaccio, Petrarca, decantarono i vini della riviera di Levante, mentre i prodotti della riviera di Ponente, trovarono la loro sublimazione letteraria nel ‘400 con Jacopo Bracelli che esaltava fra gli altri lo squisito Moscato prodotto nella “piccola città” di Taggia.
L’apice della fioritura dei vini liguri si raggiunse nel ‘500, quando anche Paolo III degustava nella stagione invernale il pregiato nettare delle Cinque Terre.
Successivamente, il Carducci (… infuso di tutti i profumi e le ebbrezze dionisiache) e il Pascoli (rugiada fecondatrice e rinfrescatrice) si sono innamorati del vino ligure, forse più noto nel passato che ai tempi contemporanei, dove l’attività turistica ha sottratto buona parte degli spazi ai vigneti.
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